PORTARE I CONSUMATORI A RACCOGLIERSI FRUTTA E VERDURA NELLE AZIENDE AGRICOLE E’ UN MALE O UN BENE PER IL NOSTRO SETTORE?

PORTARE I CONSUMATORI A RACCOGLIERSI FRUTTA E VERDURA NELLE AZIENDE AGRICOLE E’ UN MALE O UN BENE PER IL NOSTRO SETTORE?
Nel Regno Unito si pratica da decenni - loro lo chiamano “pick your own”, “raccogli da solo” – ed è una pratica che sul piano tecnico elimina i costi di raccolta per il produttore visto che lo fa direttamente l'acquirente, anche se non porta necessariamente ad una riduzione del costo dei prodotti proposto agli stessi clienti per via della resa della raccolta fatta da mani non professionali. l'elemento più postivo, infatti, è che si avvicina il mondo agricolo a quello di consumo in modo forte, tanto che diverse aziende britanniche posizionate alle porte delle grandi città hanno potuto specializzarsi via via nel tempo in questa attività con ottimi risultati.
In Italia vi è già qualche esempio, ma su larga scala il progetto è stato lanciato nei giorni scorsi da Coldiretti nell’ambito della manifestazione “Cibi d’Italia”, una kermesse realizzata nel fine settimana appena concluso a Milano e dedicata al Made in Italy agroalimentare. Per aiutare gli italiani a risparmiare fino al 30% del budget alimentare, investendolo sulla qualità, Coldiretti propone un “tutor della spesa” che possa fornire suggerimenti su come ottimizzare luoghi e metodi d'acquisto. Il progetto partirà a giugno nei mercati di Campagna Amica e arriverà poi in tutti i settemila punti della rete.
Fra le iniziative proposte, oltre ai già collaudati orti – che valgono oggi secondo l’organizzazione agricola oltre 1.100 ettari di terreno così coltivati – gruppi solidali d’acquisto, baratti e adozioni varie, vi è anche il pick your own all’italiana.
Perché vi invito a riflettere sull’iniziativa? Perché l’ho provata più volte in Inghilterra ed è uno straordinario strumento  per elevare la cultura sull’ortofrutta; ad esempio, gran parte del mio background sulle fragole l’ho imparato proprio lì. In assenza di consistenti investimenti in comunicazione, rispetto ai quali molti si riempiono la bocca, ma poi - senza soldi - fanno ben poco di rilevante e sono soprattutto autoreferenziali, l’andare nelle aziende a respirare aria d’agricoltura può essere un buono strumento per avere consumatori più informati e consci di ciò che fa qualità. E voi ben sapete quanto bisogno abbiamo di far capire e riconoscere la qualità dei nostri prodotti perché i consumatori accettino i differenziali di prezzo che dobbiamo ottenere per sostenere la nostro ortofrutticoltura. Non vi preoccupate, non vi sono effetti negativi di rilievo: dove questo modello è applicato da decenni ha sottratto quote minime degli acquisti presso le tradizionali fonti di approvvigionamento e ha viceversa prodotto consumatori più preparati e disposti a spendere.
Roberto Della Casa