LA CAROTA DEL FUCINO, UNA COLTURA IN COSTANTE CRESCITA CHE PUNTA AL PRIMATO NELLE FORNITURE

LA CAROTA DEL FUCINO, UNA COLTURA IN COSTANTE CRESCITA CHE PUNTA AL PRIMATO NELLE FORNITURE
L'Altopiano del Fucino è un bacino di oltre 10 mila ettari di colture orticole con attività che rappresentano il 25% del Pil regionale agricolo. Carote, finocchi, radicchi, bietole, indivie, pomodori, patate, cavoli e cavolfiori  alimentano il fatturato di piccole e grandi aziende. Secondo le stime delle associazioni di categoria, l'agricoltura del Fucino occupa circa 2 mila imprese, per un totale di oltre 7 mila operai al lavoro, con un indotto che coinvolge complessivamente non meno di 10 mila persone sul territorio.
"Il ciclo di semina delle carote è già iniziato e i primi risultati si vedono a occhio nudo", spiega Stefano Fabrizi, direttore di Confagricoltura L'Aquila. A questo ortaggio è riservata una superficie di 2.500 ettari con la quale si conferiscono annualmente 1,5-1,8 milioni di quintali di prodotto, pari al 30% della produzione nazionale. La notevole fertilità del terreno arricchisce le carote di un elevato contenuto vitaminico e proteico. Qualità che negli anni hanno dato un valore aggiunto certificato dal marchio Igp "Carota dell'Altopiano del Fucino".
I prezzi dell'export marsicano si attestavano, fino a due o tre anni fa, intorno a 12-13 euro al quintale e in alcuni casi era stato necessario anche sotterrare la carota perché non aveva mercato. Poi c'è stata un'inversione di tendenza, dettata anche dal fatto che nell'arco del 2012, le colture di Chioggia e Fiumicino (aree leader in Italia) sono rimaste, per alcuni periodi, a corto di carote lasciando al Fucino il primato nella fornitura. Il prezzo di vendita è così salito a 30-40 euro al quintale. Di fatto, le carote del Fucino hanno conquistato una fetta di mercato significativa, con fatturati importanti anche su scala continentale.
Ultimamente è cresciuta anche la produzione e la vendita di pomodori, cipolle e finocchi. Il sistema ortofrutticolo del Fucino deve tuttavia fare i conti con la crisi dei mercati, le difficoltà di irrigazione e con un sistema burocratico che soffoca molte iniziative imprenditoriali.  
"Fra 10 giorni - aggiunge Fabrizi - si passerà alla semina delle patate e compatibilmente con le condizioni atmosferiche che, sino ad ora non sono state delle migliori, al mais".

Fonte: Il Centro