Fri-El Greenhouse, le serre tecnologiche guardano al futuro

Il direttore commerciale Orlandi elenca i punti di forza delle coltivazioni fuori suolo di pomodoro

Fri-El Greenhouse, le serre tecnologiche guardano al futuro
Una serra tecnologica può unire innovazione e sostenibilità. Ne è convinto Alessio Orlandi, direttore commerciale di Fri-El Greenhouse, gruppo che ha sviluppato impianti serricoli ipertecnologici riscaldati con acqua calda prodotta dalle adiacenti centrali elettriche da fonti rinnovabili.



“Ad investire per la prima volta in queste strutture – ha spiegato Orlandi intervenuto ieri al webinar Speciale Frutta e Verdura – Innovation Forum (in foto sotto) – è stato nel 2015 il gruppo Fri-El, uno dei principali produttori italiani di energia elettrica da fonti rinnovabili. Avendo la possibilità di usufruire dell’acqua calda delle centrali di biogas, quella utilizzata per il raffreddamento, si è cercato un modo intelligente per utilizzarla. Da qui è nato il progetto delle serre in ferro-vetro che riutilizzano l’acqua per riscaldare le piante, concetto alla base dell’economia circolare”.
Attualmente le serre di Fri-El Greenhouse sono estese su 12 ettari e permettono la coltivazione di pomodoro per 12 mesi l’anno, anche grazie all’integrazione della luce artificiale a Led nel periodo invernale. 



Perché il pomodoro? “In base agli studi effettuati, abbiamo visto che il pomodoro è la prima referenza a valore del settore orticolo della Gdo e, stando ai dati Ismea e Istat, nonostante l’Italia ne produca 5 milioni di tonnellate (tra quello da mensa e da industria), ne importa comunque tra le 120-150mila tonnellate da Paesi esteri”. E sottolinea: “Grazie al nostro alto potenziale produttivo per ettaro, circa 700 tonnellate, secondo il nostro piano di sviluppo andremo a incidere per il 3,5% della produzione nazionale e solo il 30% sulle importazioni”.

Ragionando sui vantaggi offerti dalla coltivazione fuori suolo in serra, il manager specifica: “Prendendo spunto dalle esigenze della Gdo e della vendita online, ovvero la standardizzazione del prodotto, le nostre coltivazioni possono aumentarne gli standard qualitativi e rispondere alle esigenze dei consumatori. Abbiamo infatti molti parametri ambientali sotto controllo per la crescita ottimale delle piante che, unitamente al miglioramento genetico, ci permettono di innalzare gli standard qualitativi. Finalmente la Gdo si è accorta di pagare i gradi Brix quindi il gusto e non i chilogrammi di prodotto”.



High tech, sostenibilità e costanza produttiva sono le parole chiave che caratterizzano le serre di Fri-El Greenhouse. “Siamo una serra in ferro e vetro, non utilizziamo plastica di copertura nel pieno rispetto dell’ambiente – ha detto Orlandi – inoltre produciamo 365 giorni l’anno, ponendoci come competitor per la produzione estera di Olanda e Spagna ma con 1500 chilometri in meno di trasporti, in una perfetta ottica green”. E aggiunge: “Inoltre abbiamo installato cogeneratori con cui produciamo acqua calda per le serre, energia elettrica per le luci Led e recupero anidride carbonica: la nostra serra funziona come una piccola foresta amazzonica”.

Fondamentali i risparmi delle serre in termini di anidride carbonica e di acqua. “La risorsa idrica è inferiore del 70% rispetto alle coltivazioni tradizionali e l’acqua che distribuiamo alle piante non viene dispersa, evitando l’inquinamento delle falde e l’impoverimento del suolo”, spiega Orlandi.
Anche l’acqua piovana raccolta sui 45mila metri quadrati di tetto viene recuperata e usata per l’irrigazione, mentre le piante a fine ciclo si trasformano in biomassa. La sostenibilità delle serre di Fri-El greenhouse è certificata anche dalla rete mondiale Friends of the Earth.



Il progetto delle serre tecnologiche non si ferma qui e per marzo 2022 l’azienda potrà contare su un totale di 32 ettari dagli attuali 12. Per ora sono quattro le referenze sui cui punta l'innovazione varietale, tra cui il classico pomodoro a grappolo, il pomodoro a grappolo premium Senserno, il pomodoro cocktail Brioso e il pomodoro ciliegino Reddery.



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