Cimice asiatica, ecco perchè nel 2020 ha colpito meno

L'ipotesi del meteo viene avvalorata da dati scientifici

Cimice asiatica, ecco perchè nel 2020 ha colpito meno
Se lo sono chiesti tutti: perché la cimice asiatica nella stagione 2020 ha provocato meno danni un po' in tutto il paese, rispetto a quelli, disastrosi, del 2019? L'ipotesi è sempre stata che a influire sia stato il meteo. Ora l'ipotesi è supportata da dati scientifici. A portarli è stato Alberto Pozzebon, ricercatore Dafnae dell'Università di Padova, durante un evento organizzato da Veneto agricoltura. Il titolo del convegno era "Focus cimice asiatica: risultati di ricerche nazionali e internazionali".

Secondo i dati illustrati, durante lo stesso evento, da Lara Maistrello, professoressa all'Università di Modena e Reggio Emilia, un po' su tutte le colture, nel 2020, il fitofago Halyomorpha halys è stato meno aggressivo. Guardando coltura per coltura, la situazione è migliorata praticamente in tutte le regioni, anche se alcune peculiarità dell'anno 2020 vanno segnalate: in Campania si sono avuti danni su melo (nel 2019 nessun danno); il nocciolo è stato attaccato, in maniera particolare in Lombardia nel 2020, quando nel 2019 non erano segnalati danni; l'ulivo ha avuto problemi in Veneto e Abruzzo; la soia è stata pesantemente attaccata in Lombardia.

Ci si chiedeva perché sia andata meglio, ecco i dati presentati da Alberto Pozzebon che riassumono i risultati di diverse ricerche portate avanti negli anni da ricercatori nazionali e internazionali. Ricerche che risultano molto utili per capire cosa sia successo nel 2020 rispetto alle infestazioni di cimice asiatica: con una temperatura superiore agli 11 gradi, le cimici escono dallo svernamento; in climi temperati compiono due generazioni all'anno e sono attive quando la temperatura è compresa fra i 13 e i 37 gradi, la temperatura ottimale per loro però è fra i 30 e i 32 gradi; in autunno ricercano siti di svernamento quando le ore di luce scendono sotto le tredici, quindi sono indotte a cercare riparo a seconda del fotoperiodo, non è invece chiaro cosa sia esattamente che le fa uscire dallo svernamento, anche se la temperatura ha sicuramente un'influenza; in fase di svernamento, con una temperatura inferiore ai -16, per almeno sei ore, le cimici sono a rischio sopravvivenza. Nella sostanza le condizioni ambientali hanno un ruolo cruciale nella distribuzione di Halyomorpha halys e influenzano le sue performance.

Prove fatte dell'Università di Padova hanno stabilito che la durata dello svernamento ha un effetto sulla fertilità, più a lungo dura più le femmine sono fertili. Una dieta ricca per le cimici in uscita dallo svernamento favorisce la longevità e la fecondità e, attenzione a questo dato: un'esposizione a -5,7 gradi per due ore può determinare una mortalità del 50% degli individui svernanti, lo stesso risultato si ha con temperature sopra i 41,3 gradi, per un'ora. I -5,7 gradi non si raggiungono così di frequente, in primavera, ma già temperature a +2 gradi, per due ore, determinano una mortalità al 10%.

Svelato dunque cosa abbia determinato l'andamento della stagione 2020, almeno per quanto riguarda la prima parte. "Temperature fino a -4 gradi possono determinare oltre il 30% di mortalità delle cimici asiatiche - ha detto Pozzebon - e queste temperature si sono verificate nel 2020, nella Pianura padano veneta. Il 22 e 23 marzo e ai primi di aprile ci sono state temperature fra -1 grado e -4 gradi. Sulla base dei dati raccolti è plausibile che la mortalità dovuta a questi eventi sia stata di circa il 20% della popolazione su un 30-40% di popolazione uscita dallo svernamento. Le gelate infatti sono arrivate dopo che si erano già verificate temperature superiori alle medie stagionali che avevano fatto uscire dallo svernamento le cimici".



Durante lo stesso evento Lara Maistrello ha presentato i primi risultati di una ricerca che indaga gli effetti deterrenti degli oli essenziali sulla cimice asiatica. Si tratta ancora di una ricerca di base e le indagini andranno avanti ma l'Università di Modena e Reggio Emilia ha appena pubblicato i dati che portano la firma, oltre che della professoressa Lara Maistrello anche di Giacomo Bulgarini e Sara Bortolini.

Partendo dai risultati di studi americani che indagavano la deterrenza di alcuni oli essenziali (per esempio rosmarino e chiodi di garofano) rispetto all'attrattivo di feromoni, l'équipe dell'Università di Modena e Reggio Emilia è andata avanti con alcuni esperimenti, lavorando sui diversi periodi della stagione e verificando la deterrenza di alcuni oli essenziali sulle cimici asiatiche in diverse fasi fisiologiche, quindi controllando i comportamenti delle svernanti, di quelle estive e autunnali, ovvero quelle destinate poi a svernare. Le prove sono state fatte in condizioni esterne, con diverse concentrazioni di zenzero, chiodi di garofano, vetiver e curcuma.

I primi risultati: tutti gli oli essenziali hanno dato repellenza con una concentrazione superiore al 3%, a seconda dei periodi però la risposta è stata diversa. Le cimici attive d'estate hanno manifestato repellenza a tutte le concentrazioni di oli essenziali, in maniera molto evidente. In particolare, nel periodo estivo è chiara una repellenza decisamente accentuata, da concentrazioni superiori al 3%, per la curcuma, stessa cosa anche per quelle destinate allo svernamento. Il vetiver ha invece un comportamento strano: è molto attrattivo per le cimici che escono dallo svernamento e molto repulsivo per quelle estive.

Quali le prime suggestioni che si potrebbero trarre da questi esperimenti: "Perché è utile? Questi oli - ha detto Lara Maistrello concludendo - si potrebbe pensare, con ulteriori studi, di usarli, in campo, d'estate per la protezione delle colture, con diffusori appositi, o si potrebbero utilizzare per proteggere abitazioni e magazzini prima dell'inverno dove le cimici asiatiche cercano di entrare per svernare".

Autore: Barbara Righini 

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