Sulla malattia degli scopazzi bisogna alzare l’attenzione

Deciso aumento di piante sintomatiche in Val di Non. La Fondazione Mach spiega come occorre agire

Sulla malattia degli scopazzi bisogna alzare l’attenzione
Alzare il livello di attenzione sugli scopazzi del melo e adottare le pratiche per il contenimento di questa patologia non curabile, vale a dire l'estirpo delle piante con sintomi e la lotta ai due insetti vettori C. melanoneura e C. picta. E' quanto ha sottolineato la Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (Trento) durante la Giornata tecnica “La frutticoltura delle Valli del Noce”, tenutasi venerdì scorso.

"Nel corso del 2020 con il monitoraggio statistico provinciale sono state controllate circa 800mila piante per un totale di 231 ettari. Escluse le zone della Valsugana e di Trento sud, in tutti gli altri areali, a partire dal 2015, si osserva un progressivo aumento della presenza di piante sintomatiche: in alcune zone l’incidenza della malattia nel 2020 ha raggiunto percentuali molto preoccupanti vicino al 1%", spiega la Fem nella relazione "Scopazzi del melo: andamento della malattia e indicazioni per il contenimento" redatta da Lorenzo Iori, Maurizio Chini, Andrea Branz, Mario Springhetti, Mattia Zaffoni e Damiano Flaim.

Già da alcuni anni, in alta Val di Non e in Val di Sole si registra una significativa presenza di piante malate. Negli areali della bassa e centro Val di Non, che presentavano una ridotta incidenza della malattia, nell’ultimo anno si è evidenziato un deciso aumento di piante sintomatiche. "L’esperienza del passato insegna che la gestione della patologia diventa molto impegnativa quando la percentuale di piante infette supera lo 0,8-1%, come già successo nelle Valli del Noce ad inizio anni duemila e in Valsugana nel periodo 2011-2014", sottolineano gli autori.



Per contenere la malattia è necessario agire su due fronti: da una parte l’estirpo delle piante con sintomi, dell’altra la lotta agli insetti vettori. "L'importanza di eliminare le piante malate è testimoniata dalla positiva esperienza vissuta in Valsugana, dove la forte crescita della patologia è stata contenuta dal convinto estirpo delle piante colpite. Si ribadisce pertanto ai frutticoltori l’importanza dell’estirpo per mantenere bassa l’incidenza della malattia". 

Altrettanto importante è il contenimento delle due psille C. melanoneura e C. picta, in grado di trasmettere il fitoplasma. “La strategia di contenimento dalle psille - conclude il rapporto - viene proposta dal servizio di consulenza Fem-Centro Trasferimento Tecnologico nelle singole zone frutticole in base a un’accurata attività di monitoraggio del volo degli insetti vettori. Tutto il sistema frutticolo deve lavorare in sinergia per contenere gli scopazzi del melo, ma resta fondamentale il ruolo del singolo frutticoltore nell’attuare le pratiche necessarie". 

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