Clementine, il punto debole va spiegato ai consumatori

Iniziativa di Ortofrutta Italia. Calibri piccoli e prezzi bassi, commenti e proposte

Clementine, il punto debole va spiegato ai consumatori
Il punto debole delle clementine di quest'anno - il calibro ridotto - spiegato ai consumatori. L'Oi Ortofrutta Italia avvia una sorta di Fase 2 della campagna di comunicazione istituzionale dedicata all'agrume: nei materiali diffusi in Gdo punta sul concetto di "piccole ma buone" e ribadisce come la pezzatura ridotta, dettata dal clima, non abbia riflessi negativi sul fronte qualitativo.



I riflessi negativi, però, si hanno sul mercato. Anche perché, come ricorda Salvatore Pecchia, dell'ufficio tecnico di Asso Fruit Italia, i calibri più piccoli comportano "alti costi di produzione. Per le clementine è un momento difficile. E i produttori ne sanno qualcosa, purtroppo. Siamo attivi, attraverso i nostri associati, su circa 500 ettari fra arance e mandarini, per un fatturato di 9 milioni di euro, quindi l’osservatorio è abbastanza interessante per avere un’idea del trend negativo che comunque abbiamo riscontrato ascoltando e leggendo anche le dichiarazioni di altre realtà aziendali - aggiunge l’agronomo - I prezzi sono bassi e molto spesso, purtroppo, i produttori preferiscono non raccogliere per evitare i relativi costi”.

Quanto alle possibili soluzione, Andrea Badursi, presidente dell’Asso Fruit Italia, ha proposto: “Premesso che anche le clementine di calibro maggiore stanno registrando serie difficoltà per quanto riguarda i prezzi, sarebbe auspicabile coinvolgere la Gdo affinché insieme con Op e produttori pianifichi campagne di sensibilizzazione rispetto alla frutta più piccola come calibro, che ha le stesse qualità nutrizionali di quella con i calibri più grandi e che ovviamente parlano prima agli occhi dei consumatori. Occorre accettare la sfida: che è ancor prima di ogni cosa culturale".



Le tensioni sui prezzi sono commentate anche da Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria. “Per coprire i costi di produzione e raccolta - dichiara - ci vogliono almeno 35/40 centesimi al chilo. E’ un conto economico per gli agricoltori che è drammatico. Il territorio della sibaritide - aggiunge Aceto - che impernia la sua economia proprio sulle clementine è soggetto ad un crac senza precedenti. I prezzi - ribadisce - non sono assolutamente remunerativi. Si profila un’annata da dimenticare, un trend drammatico che per le imprese agricole ha effetti pesanti oltre che sul piano economico anche occupazionale, nonchè dal punto di vista ambientale. Quest’anno, a tutto questo micidiale mix, si è aggiunta la crisi di mercato dovuta al Covid e, al solito, l’atteggiamento della Gdo che non riconosce agli agricoltori prezzi remunerativi".

Coldiretti Calabria evoca “un patto etico di filiera” tra il mondo della produzione e della distribuzione per garantire almeno i costi di produzione e di raccolta. "Abbiamo altresì chiesto al Dipartimento Agricoltura - riferisce Aceto - l’esigenza di predisporre un Piano Agrumi regionale e di attivare misure specifiche per contrastare la crisi quali ritiro di prodotto, insieme al Mipaaf, da destinare alla distribuzione gratuita e agli indigenti. L’ipotesi dei ritiri potrebbe configurarsi oltre che per il prodotto fresco anche per il succo che renderebbe più gestibile la particolare emergenza. Infatti dovrebbe essere imminente la pubblicazione di un bando per ritiri di generici succhi di frutta che, se opportunamente utilizzato, potrebbe, seppur parzialmente, ristorare il settore. Una situazione - conclude Aceto - che stiamo seguendo da vicino in continuo contatto anche  con le Organizzazioni dei Produttori".

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