«Vi racconto la mia esperienza col Covid-19»

Vernocchi: «Questo virus è un brutto mostro su cui non si può scherzare»

«Vi racconto la mia esperienza col Covid-19»
"Ho temuto il peggio, per me e soprattutto per altri colleghi che hanno avuto problemi peggiori, ma alla fine siamo riusciti tutti a scamparla. Ora, anche se stiamo tutti bene, la paura rimane. Ricordo sempre i dolori muscolari che non mi consentivano di alzarmi dal letto. Invito tutte le persone a non scherzare su questo brutto mostro". Così Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo e coordinatore del Settore ortofrutticolo dell'Alleanza delle Cooperative Italiane, racconta a Italiafruit News la sua esperienza col Covid-19.

“Penso di aver contratto il virus durante un evento pubblico a Roma - prosegue - a cui ho partecipato con diversi colleghi che poi sono risultati positivi, uno dei quali è stato pure ricoverato in terapia intensiva. In quell’occasione ricordo di essere stato molto attento ad osservare scrupolosamente tutte le misure di sicurezza e distanziamento, ma questo non è bastato per fermare la contagiosità del Covid”.

Una volta ritornato a casa, dopo un paio di giorni sono comparsi i primi sintomi. “Ho passato almeno cinque giorni molto complicati con la stanchezza più totale e dolori fortissimi al corpo che mi impedivano di poter fare qualsiasi cosa. Ho inoltre perso totalmente l'olfatto. Per dirla con una battuta: non riuscivo a percepire nemmeno la puzza di una cimice appena schiacciata. Non ho avuto, per fortuna, febbre alta né problemi respiratori".

"In quei momenti ti senti solo, anche perché devi vivere completamente isolato, e prevale la preoccupazione. Ho temuto il peggioramento della mia situazione di salute, ma anche di aver contagiato la famiglia e altre persone che avevo visto nei giorni precedenti. Paure che si amplificavano tutte le volte che accendevo la televisione e sentivo i dati crescenti sui contagi ed i morti”.

Ora il peggio è superato, ma se c’è un aspetto che ha deluso Vernocchi è quello della lentezza della macchina sanitaria. “Da quando mi sono scomparsi i sintomi, ho dovuto attendere 20 giorni prima di poter fare un tampone di negatività. Dalla Asl mi hanno spiegato che il ritardo era dovuto all’intasamento delle richieste. Un mese in quarantena è comunque tantissimo per chi, come me, conduce un’azienda agricola e deve ricoprire diversi incarichi lavorativi. Per fortuna ho potuto contare sull'aiuto di persone di fiducia che mi hanno sostituito”.

"Fino a quando non arriveranno i vaccini, non c'è alternativa: bisogna convivere col virus, adottando tutte le cautele e le massime attenzioni del caso. Io ho ancora paura, sia per me stesso che per tutte le persone. Perchè so cosa può fare il Covid - conclude - Le incognite che ci sono dietro al contagio sono ancora tantissime e non è detto al 100% che non lo possa riprendere una seconda volta. Solo il vaccino potrà migliorare la qualità della nostra vita che, negli ultimi mesi, è stata stravolta”.

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