Effetto Covid sulle liquidazioni primaverili

Fragole, asparagi, piccoli frutti: i numeri Apofruit. Su i costi, cambiano i canali

Effetto Covid sulle liquidazioni primaverili
In aumento volumi e prezzi, ma la campagna delle produzioni ortofrutticole primaverili ha risentito inevitabilmente dell'effetto pandemia: questo si legge nel report di Apofruit dedicato alle liquidazioni delle referenze di stagione. L’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze sugli equilibri di vendita, sul rapporto tra i diversi canali distributivi e sulla gestione dei prodotti freschissimi. Ha portato inoltre a un aumento dei costi soprattutto per la raccolta dei prodotti, e nella gestione dei magazzini. Tra gli aspetti positivi che riequilibrano il quadro, sottolinea Apofruit nella sua newsletter aziendale, la minore presenza sul mercato italiano di prodotti di Paesi competitor e una maggiore attenzione da parte del consumatore al prodotto nazionale.

La liquidazione primaverile della cooperativa ha interessato in totale 137.500 quintali corrispondente a un +35% sull'anno precedente; in significativo aumento anche il valore economico della liquidazione, in crescita del 64%, grazie soprattutto all’andamento positivo delle fragole (in tutto 85mila quintali conferiti), ma anche alla gestione di una quota aggiuntiva di produttori della Piraccini Secondo nell’area metapontina, con la varietà Sabrosa sugli scudi: la sua liquidazione media è stata di 2,16 euro il chilo per la categoria I, valore al quale vanno aggiunti Iva e premio per il miglioramento qualitativo previsto dalla cooperativa. Il consumatore, osserva Apofruit, ha premiato questa fragola tornata a standard qualitativi in linea con le aspettative dopo un 2019 sottotono a causa dell’andamento climatico avverso. 



La fragola della Basilicata è stata commercializzata quest’anno per il 60% dei volumi sui mercati generali (58% su quelli italiani, 2% sull’estero e solo per il 40%  attraverso la Gdo. L’aumento della quota mercatale è collegato alla grave crisi sanitaria che nel periodo clou della campagna fragole ha penalizzato la grande distribuzione a vantaggio della vendita al dettaglio e dei negozi di prossimità. Quanto alle politiche di brand, il 34% è stato veicolato a marchio Solarelli, il 23% a marchio Piraccini e un altro 34% a marca del distributore; meno del 10% la quota "standard".

“Sabrosa si è confermata varietà con elevati pregi qualitativi - il commento del presidente Apofruit
Mirco Zanotti -  Rimane tuttavia fondamentale continuare a monitorare altre varietà per ampliare il calendario produttivo e il paniere di prodotti”.

Nell’areale romagnolo i volumi conferiti si sono attestati attorno ai 4mila quintali, in leggero calo rispetto allo scorso anno. Quattro le varietà principali: Brilla, Sibilla, Aprica, Asia. Interessante anche la nuova selezione della società New Plant che Apofruit sta testando da alcuni anni. 
In virtù di un finale positivo in termini di vendita, soprattutto all'estero, il prodotto convenzionale è stato liquidato a 1,88 euro il chilo (1,81 quello di pieno campo).

Il biologico dei soci si è attestato attorno ai duemila quintali cui va aggiunta una quota importante di produzione della cooperativa Sole di Parete. Il bio ha subito in maniera più pesante l’influenza del calo vendite della Gdo ma, sottolinea Apofruit, i risultati complessivamente sono stati positivi, sebbene non al pari del prodotto convenzionale. La varietà Melissa della Basilicata è stata liquidata a una media di 2,83 euro al chilo, il prodotto dell’area Emilia Romagna in coltura protetta a 2,64 euro.



Per quanto riguarda gli asparagi, la cooperativa ha gestito un volume di 4.600 quintali di prodotto convenzionale e circa 4.100 quintali di biologico raccolti in  Emilia Romagna. Per il primo conferito in mazzi Categoria Extra si è registrata una media di  liquidazione di 2,52 euro con la Categoria I a 1,78 euro/kg. Nel Lazio l’Extra ha ottenuto un prezzo medio di 2,42/kg. e la Categoria I di 1,84/kg. Il biologico extra dell’areale emiliano romagnolo ha ottenuto invece un prezzo medio di 2,96 euro/kg, la Cat. I di 2,67 euro/kg. In Puglia l’Extra è stato liquidato a 3,40 euro al chilo e la Cat. I a 3 euro/kg. In generale l’andamento commerciale ha risentito dell’emergenza sanitaria: i risultati medi sono stabili ma la situazione è sensibilmente diversa a seconda dei territori.

Infine i piccoli frutti, produzione per la quale si punta sulla specializzazione: quest’anno la cooperativa ha liquidato circa 1.200 quintali. Sono stati conferiti 600 quintali di lamponi di varietà Adelita, coltivati in Basilicata, Calabria e Sicilia il cui valore medio di liquidazione è stato di 7,05 euro/kg. per Basilicata e Calabria e 6,50/kg. per la Sicilia. Analoghi i volumi per i mirtilli ma non i prezzi: Lazio 4,70 euro/kg; Metaponto 4,97 euro/kg.; Sicilia 5,60 euro/kg; Valtellina 4,50 euro/kg.

Per le more il prezzo medio di liquidazione è stato di 4,86 euro/kg. in areale metapontino e 3,70 euro/kg in Emilia Romagna. Prezzi rilevanti per il prodotto bio: i mirtilli coltivati nel Lazio sono stati liquidati a 7 euro al chilo e per il territorio Trentino - Valtellina la remunerazione ha toccato i 7,36 euro/kg.

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