Azzerare l’Iva su pane, latte, frutta e verdura, ridurla di due punti per bevande carne, pesche, zucchero, caffè, servizi alberghieri, calzature, carburanti e altri beni: la proposta è stata lanciata martedì dalla Lega "per dare una boccata d'ossigeno a famiglie e imprese agevolando i consumi in questo momento critico". Un'alternativa ai "Decreti Ristori" il cui costo, stando ai dati della Lega, si aggira sui 20 miliardi, 3,8 dei quali per la cancellazione dell'aliquota sui beni di prima necessità; quella dell'ortofrutta è oggi al 4%.

"Anche altri Paesi europei stanno andando in questa direzione, la Germania a giugno ha disposto un taglio di 3 punti dell'aliquota massima", il commento del leader leghista Matteo Salvini che ricorda come di riduzione dell'imposta per l'Italia si sia parlato agli Stati generali di inizio estate, senza poi alcuni seguito concreto. "Non servono mance, ma un intervento organico e di sistema", aggiunge. L'abbassamento di 2,2 punti sull’aliquota media ponderata, secondo i promotori, avrebbe un impatto espansivo tendente allo 0,5% del Pil, in linea con i risultati di studi internazionali sul tema.
“Considerato il ridotto potere di acquisto dei consumatori, riteniamo che qualsiasi misura funzionale a stimolare i consumi alimentari e ortofrutticoli vada ben accolta”, sottolinea Davide Vernocchi, coordinatore ortofrutta di Alleanza delle cooperative.
"Noi più volte, nelle interlocuzioni, abbiamo ribadito il fatto che abbassare l’Iva può fungere da volano", dice la vicepresidente di Confcommercio e presidente dei dettaglianti Fida Donatella Prampolini. "La proposta è tuttavia un po’ generica e andrebbe meglio valutata. In ogni caso, come detto all’inizio, tutto ciò che consente di far aumentare il potere di acquisto delle famiglie e di conseguenza i consumi interni, certamente non ci trova contrari".