Alla ricerca del pomodoro «highlander»

Capace di tollerare stress idrici, elevate temperature e attacchi di patogeni

Alla ricerca del pomodoro «highlander»
Non ha paura di rimanere a secco, non teme il caldo, tantomeno i parassiti. Un pomodoro highlander - invincibile anche davanti alle condizioni climatiche più difficili - che al suo interno ha però livelli elevati di vitamina C.

Caratteristiche che si riscontrono nei pomodori da serbo, tipici della tradizione del Sud Italia, e che ora sono al centro di uno studio portato avanti dal Crea Orticoltura e Florovivaismo e l’Università Politecnica di Valencia, nell’ambito del progetto Horizon 2020 – Bresov, coordinato dall’Università di Catania e che vede coinvolti 22 Istituzioni di Ricerca di 13 Paesi.  

Lo studio si propone di identificare nuove varianti genetiche responsabili delle caratteristiche di lunga conservazione nelle tipologie di pomodoro da serbo e in grado di conferire resistenze all’attacco di malattie e adattabilità a condizioni di coltivazione in zone con scarsa disponibilità di acqua. 
I risultati di questo lavoro - pubblicato il 1° settembre scorso sulla rivista Horticulture Research del gruppo Nature (clicca qui per leggerlo) - saranno utili nei programmi di miglioramento genetico per arrivare al pomodoro del futuro, valorizzando le diverse cultivar studiate per essere immesse nei mercati globali.

Sono state studiate circa 150 varietà da serbo, pomodorini con forme a ciliegino ovoidale e piriforme, cuticola spessa e colore variabile dal rosso al giallo. Dal punto di vista qualitativo, studi precedenti hanno dimostrato che questi pomodori hanno elevato contenuto in vitamina C, beta-carotene, e spiccate proprietà organolettiche. Mediante metodi “next generation sequencing”, consistenti in tecniche di sequenziamento su larga scala di piccoli frammenti di Dna, sono stati identificati i geni soggetti a pressione selettiva e presumibilmente responsabili delle caratteristiche fenotipiche delle cultivar da serbo.

I pomodori da serbo sono tipiche varietà autoctone, poi diversificatesi nel tempo, tradizionalmente coltivati nel sud Italia e in Spagna, dove sono state selezionate negli anni per la loro elevata qualità e conservabilità nonché per la loro capacità di adattarsi agli ambienti caldi e allo scarso regime irriguo.

“L’aspetto principale della ricerca - afferma Pasquale Tripodi, ricercatore del Crea - è la possibilità di ottenere pomodori che sappiano adattarsi alle condizioni ambientali provocate dai mutamenti climatici in atto. Pertanto, oggi è fondamentale selezionare varietà produttive in grado di tollerare condizioni di stress dovute a scarso regime idrico, elevate temperature climatiche e attacchi di patogeni. Ciò permette di ampliare gli areali di coltivazione e allo stesso tempo di assicurare una maggiore sostenibilità ambientale”. 

Lo studio, che ha incluso anche varietà di pomodoro da mensa e da industria, ha permesso di identificare nelle cultivar da serbo i geni coinvolti nelle risposte di resistenza a patogeni e siccità. Inoltre, sono stati evidenziati i cromosomi che regolano i meccanismi di maturazione del frutto. Grazie alle analisi genomiche e alle prove di coltivazione, sono state selezionate varietà migliorate, in grado di tollerare carenze idriche, stress da caldo e con un buon livello di resistenza a patogeni fungini. Attualmente le selezioni sono in fase di valutazione in diversi ambienti del bacino del Mediterraneo, con l'obiettivo di valutare le performance produttive nei più ampi areali e studiare il contenuto di sostanze antiossidanti.

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