Apofruit, dati e liquidazioni di un 2019 tosto

Numeri del bilancio, volumi, prezzi. «Più flessibilità e distintività»

Apofruit, dati e liquidazioni di un 2019 tosto
Una flessione del 5% del fatturato a fronte di un calo dei volumi lavorati a doppia cifra (-12%) mentre si conferma, con qualche eccezione, il valore del prezzo medio delle liquidazioni ai soci: è la fotografia del 2019 di Apofruit Italia scattata dal bilancio approvato nelle scorse settimane.

"E' stato un anno di sfide in cui la cooperativa ha avviato un percorso di efficientamento dal punto di vista di un’organizzazione più flessibile e in un’ottica di contenimento dei costi - il commento del direttore generale Ilenio Bastoni -. Abbiamo messo in campo il Piano strategico 2020-22 che ha proprio l’obiettivo di adeguare l’organizzazione ai cambiamenti delle produzioni, per trovarci pronti ad affrontare e a rispondere alle difficoltà del mondo agricolo”.


Il direttore Bastoni (a destra) con il presidente Zanotti, recentemente riconfermato

Lo scorso anno il fatturato complessivo di Gruppo si è attestato sui 310 milioni di euro, con un utile netto di 463mila euro, la metà circa del 2018: un dato, sottolinea Apofruit Italia, che da un lato conferma la solidità della struttura e dall’altro attesta la volontà della cooperativa di stare a fianco dei soci in un’annata particolarmente difficile, segnata da una flessione importante dei quantitativi (poco sopra i 2 milioni di quintali), per colpa, principalmente, delle emergenze fitosanitarie e dei  cambiamenti climatici che hanno inciso soprattutto sulle produzioni invernali. Queste ultime valgono il 47% dei conferimenti contro l'11% delle produzioni primaverili, il 32% delle estive e il 10% delle autunnali. 

La commercializzazione ha avuto come mercati di destinazione quello nazionale per
circa il 55%, mentre il 45% ha interessato l'esportazione, con 35 destinazioni estere compresa una new entry, il Messico per il kiwi.

Complessivamente sono stati liquidati ai soci oltre 104 milioni di euro, confermando lo stesso valore euro-chilo del 2018; nel 2019, evidenzia Apofruit Italia, i prodotti estivi hanno registrato un calo della liquidazione dovuto a problemi  strutturali di sovrapproduzione, mentre i prodotti invernali, a causa delle rese produttive inferiori, hanno ottenuto una media di liquidazione superiore. Il patrimonio netto del Gruppo, intanto, supera i 103 milioni di euro, in crescita di circa 500mila euro.

“La cooperativa nel 2019 ha proseguito nel percorso di sviluppo della distintività dei prodotti dei soci - sottolinea il riconfermato presidente di Apofruit Mirco Zanotti nella newsletter aziendale - continuando a sostenere e ampliare tutti i progetti di valorizzazione dei marchi". Negli ultimi tre anni la quota di prodotto valorizzato dai brand  Solarelli, Almaverde Bio, le mele a club e tutte le linee di qualità della cooperativa hanno registrato una  crescita del 10%: "Riteniamo che la logica di uscire dalle commodities possa offrire ai nostri soci opportunità di valorizzazione e sostenibilità delle produzioni offrendo maggiori chance di reddito in un comparto che continua a vivere un periodo difficile”.




Il bilancio consolidato presentato ai soci in assemblea comprende i bilanci di otto società, oltre ad Apofruit: tutte chiudono in leggero utile: Canova, la realtà del gruppo che commercializza il prodotto bio, conferma il fatturato con valori in flessione nei primi sei mesi del 2019 e dati molto positivi nella seconda parte dell’anno, trend che continua anche  nei primi mesi del 2020; Mediterraneo Group registra una crescita di fatturato del 3%; il marchio di qualità Solarelli, dopo aver subito una leggera flessione sulle vendite di produzioni estive, ha recuperato con quelle autunnali;  per Almaverde Bio il 2019 è stato un anno di forte sviluppo delle Isole, destinate a raddoppiare nel 2020; Fruttaweb, acquisita lo scorso anno, ha consentito di rafforzare la presenza online.  

Per quanto riguarda le referenze invernali, il dato 2019 evidenzia una produzione di 840mila quintali tra mele (330mila quintali), kiwi verde (190mila), kiwi giallo (120mila), pere (62mila), agrumi (50mila) e, sul fronte orticolo, circa 100 mila quintali di patate e altrettanti di cipolle: spicca il forte calo di volumi (31% circa) rispetto all’anno precedente, a cui corrisponde una liquidazione media di 58 centesimi il chilo, in aumento di circa il 40%. Sostanzialmente invariata la percentuale di biologico, che "pesa" il 20% del totale dei volumi: il suo valore economico  si è attestato sui 49 milioni di euro, discreta la performance sul mercato.

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