Melone bio, fondamentale garantire la continuità

L’azienda Pasquini & Ridulfo (Livorno) punta sugli investimenti varietali

Melone bio, fondamentale garantire la continuità
Se la scelta varietale è importante per le coltivazioni convenzionali, lo è ancora di più nel settore biologico. A testimoniarlo è l’azienda agricola Pasquini & Ridulfo che a Livorno ha dedicato due ettari e mezzo al melone e due ettari alla mini anguria.

“Siamo un’azienda completamente biologica, sia in serra che in campo aperto – spiega a Italiafruit il titolare Pierpaolo Pasquini – e per quanto riguarda il melone, abbiamo scelto una varietà che copra tutto il periodo, iniziando dalla serra per arrivare in campo aperto: in questo modo riusciamo ad avere un melone che mantiene la stessa pezzatura, partendo da 1200 grammi in serra fino ai 1500 grammi in campo aperto”.



E continua: “Il nostro melone è un retato che marca la fetta ma di derivazione Charentais, con una polpa arancio scuro: finora in serra e in tunnel semiforzato ha raggiunto i 16 gradi Brix. L’anno scorso avevamo una tipologia diversa ma ci ha dato grossi problemi con gli afidi, resistenza molto importante nel biologico. Considerati i problemi avuti, quest’anno abbiamo cambiato la varietà, con cui dovremmo arrivare fino a fine settembre: è molto importante dare continuità ai consumatori affinché il biologico sia una scelta costante e di qualità”.

La scelta per le mini angurie è caduta sulla Crimson con semi per la coltivazione in serra e in tunnel semiforzato, mentre le mini angurie in campo aperto sono seedless.
“All’inizio la qualità dei frutti cresciuti in serra non era ottimale – commenta Pasquini -  perché all’interno avevano una riga aranciata che, pur non modificando il sapore, dava l’idea che il frutto non fosse maturato bene. Le angurie che stiamo raccogliendo ora dai tunnel semiforzati invece sono ottime sia dal punto di vista estetico che qualitativo. Con la campagna speriamo di arrivare fino al 10 settembre”.



L’azienda, a gestione familiare e con un totale di dieci dipendenti, quest’anno non può contare sulle drupacee. “La gelata di fine marzo ha completamente distrutto le piante – sottolinea il titolare – e la produzione di pesche e albicocche quest’anno è completamente azzerata”.

I prodotti biologici sul mercato

“Il mercato del melone è partito molto bene a maggio ma adesso è leggermente in calo – dice il produttore – la difficoltà di vendita è da imputare sicuramente ad un aumento dell’offerta sul mercato, soprattutto in nord Italia. Commercializziamo la maggior parte della nostra produzione con i fornitori della Gdo e solo il 30% finisce alla vendita diretta”.
“Per quanto riguarda l’anguria – conclude – non abbiamo problemi per la distribuzione, considerato che la commercializziamo con un fornitore biologico e con una cooperativa che rifornisce la Gdo”.

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