Prezzi al dettaglio, la corsa che spaventa

La percezione della crescita cambia le scelte del consumatore

Prezzi al dettaglio, la corsa che spaventa
La dinamica dei prezzi al dettaglio dei prodotti agroalimentari nel primo trimestre 2020, fotografati nell'ultimo report Agritrend redatto da Ismea, mostra andamenti in calo per gli ortaggi e incrementi per la frutta.
Carciofi, lattughe e finocchi – come si vede nella tabella sottostante – hanno registrato diminuzioni in doppia cifra, mentre agrumi, pere e kiwi hanno conosciuto un momento con prezzi di vendita alti. Quotazioni elevate che si stanno manifestando anche per i primi volumi di frutta estiva.



Gli aumenti sono chiaramente percepiti dal 69% dei responsabili acquisti delle famiglie italiane, come registrano Nomisma e Crif nel focus sui consumi domestici di ortofrutta dell’osservatorio "The World after lockdown”. Questa percezione si riflette nella ridefinizione del mix dei prodotti ortofrutticoli posti nel carrello e nella scelta del canale di acquisto.



La percezione della crescita dei prezzi riflette anche la rimodulazione degli acquisti per canale – scrive Nomisma - La spesa è cresciuta in tutti i punti vendita, ma durante il lockdown gli italiani hanno fatto maggior ricorso rispetto al pre-Covid ai negozi di vicinato e ai piccoli supermercati di prossimità. I comportamenti adottati per evitare il rischio di contagio in caso di assembramenti (limitazioni nel movimento e impossibilità di spostamenti in comuni diversi, predilezione di punti vendita meno affollati, pianificazione della spesa, ecc.) hanno portato non solo ad un diradamento della frequenza della spesa, ma anche alla preferenza di punti vendita prossimi alle abitazioni, soprattutto in quelli che hanno introdotto servizi quali click & collect, ordini telefonici, via WhatsApp o tramite sito internet (il 16% delle famiglie ha fruito del ood delivery). L’esigenza per la componente di servizio ha superato in molti casi la più “consolidata” preferenza di selezione diretta dell’ortofrutta. E sulla scia di questo comportamento si è anche affermato l’acquisto di frutta e verdura on line. Una famiglia su 4 infatti ha acquistato ortofrutta tramite i siti web delle insegne della distribuzione organizzata, con una domanda potenziale ancora maggiore e non soddisfatta a causa di una forte intensità delle richieste (durante il lockdown il 16% ha provato a piazzare un ordine senza successo). Per l’ortofrutta il canale on line non si esaurisce con la Gdo: un ulteriore 15% ha fatto un acquisto nei siti di produttori/mercati agricoli on line”.

Il tema dei prezzi dell'ortofrutta, percepiti dai consumatori in rialzo, potrebbe incidere sui volumi acquistati. Da gennaio a marzo, con la prima fase di lockdown, Ismea non rileva “diffusi fenomeni di speculazione” ma “incrementi per alcuni prodotti freschi, come carni avicole, mele e arance”. Infine “qualche sporadico aumento dei valori medi è da ascriversi in molti casi all’arresto delle promozioni”.
La dinamica è confermata anche dall’indice dei prezzi al consumo elaborato dall’Istat (NIC), che nel mese di marzo segna un incremento dello 0,2% su febbraio 2020 e dell’1,2% su marzo 2019 per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche.



Ma cosa spingerà nei prossimi sei mesi gli acquisti di ortofrutta? L'indagine di Nomisma e Crif ripropone aspetti noti, dove però l'attenzione al prezzo risulta molto importante. Il maggiore interesse per la salute e il benessere, unito al forte interesse per l’italianità che riflette sia sicurezza che forte senso di solidarietà verso il nostro Paese, saranno i principali attributi che guideranno le scelte dell’ortofrutta. L’origine 100% italiana del prodotto sarà secondo Nomisma l’elemento chiave delle scelte degli italiani: il 60% dei responsabili acquisti dichiara, infatti, che questo criterio – già rilevante in passato - sarà ancora più centrale; a conferma è elevata anche l’importanza data ai prodotti a km zero o del territorio (45%). Grande interesse si concentra anche nella ricerca di adeguate garanzie relativamente al controllo ed alla rintracciabilità lungo la filiera (45%). Tra gli altri valori determinanti i prodotti biologici (34%) e salutistici (32%), con un occhio anche alla sostenibilità, grazie alle confezioni in materiali riciclabili o comunque ecosostenibili (30%). I consumatori di frutta e verdura, infine, faranno anche molta attenzione alla convenienza e al prezzo (42%), visto lo scenario di difficile congiuntura economica, che determinerà sempre più un forte ridimensionamento dei redditi e quindi della capacità di spesa degli italiani.

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