Ortofrutta bio, una crescita fragile?

Boom a valore e volumi, Mdd al 77%. Ma due produttori su tre si dicono a rischio

Ortofrutta bio, una crescita fragile?
L’ortofrutta biologica continua a guadagnare posizioni, ma potrebbe essere una crescita “fragile”. I dati Nielsen evidenziano che le referenze ortofrutticole a peso imposto hanno messo a segno, nell’anno terminante a fine aprile, una crescita del 7,6% a valore (per un dato assoluto di oltre 172 milioni di euro) e del 12,9% a volume (420 mila quintali). La marca del distributore vale oltre 132 milioni di euro (+5,6%) e copre quasi il 77% delle vendite. Nel mese di marzo, in pieno impatto da coronavirus si è registrato in Gdo un aumento di vendite di food biologico (non solo ortofrutta) del 19,6%.

Gli spazi a scaffale dedicati alla frutta bio crescono di pari passo con un ampliamento dell’assortimento proposto. All’interno della Gdo, sembrano trovare più spazio le referenze a Mdd a discapito della marca industriale, mentre la frutta confezionata guadagna spazio, in linea con la tendenza registrata in questi mesi contrassegnati dall’emergenza Covid.



Il biologico non si è mai fermato: secondo fonte Icqrf, dal primo febbraio al 30 aprile sono entrati nel settore 998 nuovi operatori, in linea con l’incremento verificatosi dal 2017 al 2018, quando il circuito aveva acquisito poco più di 3mila operatori. 

Fin qui le note positive. La  rilevazione condotta dal 25 marzo al 30 aprile dalla Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica su specifica richiesta di Aiab, Assobiodinamica e Federbio sull’impatto che il Covid-19 ha avuto sul settore bio ne ha messo in luce il lato “oscuro”.



Le 400 risposte ricevute da altrettante aziende biologiche distribuite sul territorio, rappresentative sia della produzione primaria che della trasformazione hanno fatto emergere tante, importanti criticità: la più importante riguarda la mancanza di liquidità, che per il 65% degli interpellati - soprattutto piccole imprese che hanno nella vendita diretta e nei mercati locali, cancellati nei giorni del lockdown, importanti canali di sbocco - potrebbe determinare la chiusura entro tre mesi.

Altro tema caldo il costo del personale, cui è richiesto un lavoro costante, con poche pause, quindi oneroso per le aziende: di qui la richiesta di sgravi per poter garantire di seguire l’intero ciclo richiesto dal bio senza problemi. E poi il nemico delle imprese italiane per antonomasia, la burocrazia, lenta e pesante, non compensata da una soddisfacente erogazione di servizi e di fondi nazionali e comunitari. Sostegno all’export e promozione sono altri due temi caldi per un comparto che vuole continuare a crescere e chiede di essere messo nella condizione di farlo.

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