«Più Made in Italy: ok, ma come?»

Migliolaro: l'Mdd di Pam "rinuncia" ai frutti rossi d'importazione

«Più Made in Italy: ok, ma come?»
A quanto siamo disposti a rinunciare per privilegiare il Made in Italy in questa fase storica senza precedenti? Come sopperire all’eventuale carenza di referenze? Luca Migliolaro (nella foto piccola sopra), direttore commerciale di Pam, prende spunto dalla politica del retailer veneto - che a metà marzo ha promosso la campagna Insieme a te per l’Italia tesa a favorire l’acquisto dei prodotti realizzati nel Paese, sia di produzione completamente nazionale che di aziende estere con stabilimenti produttivi nella Penisola - per un più ampio ragionamento su come e fino a che punto è possibile valorizzare la merce e l’ortofrutta tricolore

Lo fa con un post su Linkedin in cui menziona un articolo strategico per il reparto: “I frutti rossi Pam della linea Qualità per te - scrive Migliolaro -  vengono coltivati in zone differenti d’Italia in base alla stagionalità per garantire la loro vendita dal mese di aprile circa fino a ottobreI ribes saranno disponibili solo da luglio e attualmente non sono confezionati in questa linea, visto che provengono ancora dall’emisfero sud. A mio avviso, non serve avere una marca privata tutto l’anno se non siamo in grado di garantire costanza di qualità. Prendendo spunto da questo pongo una domanda: prima o poi arriveremo ad avere il coraggio di non garantire un’intera varietà tutto l’anno mantenendo contemporaneamente servizio e sostenibilità economica? Saremo in grado di comunicarlo al cliente senza fargli mancare servizio? O dovremo dargli comunque tutte le scelte cercando di raccontare al meglio i differenti valori?”.



E ancora, incalza Migliolaro, “pensate che la scelta delle diverse provenienze/linee prezzo sia un valore o vada contro  la valorizzazione del nostro Paese? Come possiamo far coesistere entrambe le strade?”. 

Raggiunto da Italiafruit News, il manager di Pam spiega che l’intento delle sue riflessioni e domande è quello di sviluppare un dibattito alla vigilia di un periodo che rischia di essere particolarmente critico per il Paese: “Per tornare in una situazione di consumi e capacità di spesa ante-covid serviranno purtroppo anni, ed è opportuno ragionare su come spingere sempre di più sull’italianità affinché il nostro settore, tutto sommato fortunato, possa restituire al Paese una parte di quanto ricevuto. Cosa fare? Dare un servizio inferiore, cioè non garantire un prodotto tutto l’anno? Per i frutti rossi, tanto per fare un esempio, possiamo permetterci di stare senza mirtilli quando vengono coltivati solo nel Sud nel mondo? Su Linkedin ho lanciato una serie di domande per innescare un dibattito: questo tema è e sarà sempre più importante”.   



Attenzione: non è obbligatorio rinunciare a un prodotto, aggiunge il manager: "Si possono battere strade alternative, come il vertical farming, che però andrebbe opportunamente regolamentato ed incentivato affinché i prodotti realizzati in serre innovative diventino competitivi, in termini di costi, rispetto all'offerta estera". 

Intanto Pam ha stretto un accordo con Sant’Orsola che confezionerà i suoi piccoli frutti per la Mdd “Qualità per te“. Su ogni confezione viene specificato in etichetta la scritta “100% Italia” e “Produzione integrata“. Tre le linee di prodotto: more, lamponi e mirtilli, venduti nei negozi a 2,29 euro per confezione da 125 grammi. I ribes italiani saranno disponibili da luglio, e solo allora il frutto verrà proposto.

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