Secondo mese di emergenza, i prodotti più venduti

Rapporto Ismea: i consumi procedono verso una normalizzazione

Secondo mese di emergenza, i prodotti più venduti
Fiammata pasquale a parte, nel secondo mese di emergenza coronavirus le vendite al dettaglio di prodotti alimentari confezionati procedono verso una normalizzazione. Certo, continua una crescita a doppia cifra rispetto allo scorso anno (+18%, considerando le 4 settimane dal 15 marzo al 12 aprile 2020 rispetto all'analogo periodo 2019) e nel complesso sono cresciute anche rispetto al primo mese di emergenza: +3%.

L’effetto - spiega Ismea nel secondo Rapporto sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19 - si deve a una certa saturazione delle dispense e, forse, soprattutto nel Mezzogiorno, alla crisi di liquidità di alcune famiglie.

"Per l’ortofrutta, il tema più rilevante è quello dell’organizzazione della manodopera, in vista delle campagne di raccolta - si legge nel documento - Inoltre, le gelate che hanno colpito pesantemente alcune aree a inizio aprile, potrebbe lasciare strascichi non trascurabili sulle produzioni di frutta estiva. Nell’ortofrutta si confermano le vendite di prodotti a più lunga conservabilità, quali patate e carote (rispettivamente +51% e +37% i volumi su base annua); tra la frutta forte orientamento verso arance e mele (+43% e +42% i volumi). In flessione gli ortaggi IV Gamma. Il settore dell’ortofrutta è anche quello che fa registrare incrementi più consistenti di prezzo soprattutto per arance, kiwi e mele".



L'analisi di Ismea riguarda esclusivamente i prodotti alimentari confezionati, dotati di codice Ean, venduti presso la grande distribuzione. Non sono considerate, pertanto, le vendite di prodotto fresco sfuso ma sono ricompresi, per ciascuna filiera, tutti i prodotti trasformati, surgelati e quelli in scatola.

Se la manodopera continua a preoccupare, migliorano gli aspetti legati alla logistica. "Sebbene in alcuni casi si riscontrino ancora rallentamenti nel trasporto su gomma a causa dell’indisponibilità di qualche vettore - ricorda Isema - A queste si è anche aggiunta la difficoltà da parte della filiera di gestire la maggiore richiesta della grande distribuzione di prodotti ortofrutticoli confezionati. Peraltro, dopo un inverno particolarmente mite che aveva consentito alla filiera nei primi mesi dell’anno di portare sui mercati un’offerta nazionale ampia e diversificata, ha fatto seguito, tra la fine marzo e la prima parte di aprile, un deciso peggioramento delle condizioni climatiche con qualche nevicata anche a bassa quota e con gelate notturne. I danni arrecati sia alle colture orticole in pieno campo sia ai fruttiferi in fase di fioritura o allegagione (albicocchi, peschi, kiwi e noccioli) non sono ancora quantificabili, ma è probabile che vi siano stati danni anche per le produzioni spagnole, peraltro più avanti in termini di sviluppo, per le quali si prevede una riduzione della produzione".



Nel secondo mese di emergenza, il carello della spesa per l'ortofrutta continua a mostrare la preferenza degli italiani verso i prodotti ortofrutticoli più facilmente stoccabili (mele, kiwi, patate, cipolle), sebbene nel periodo pasquale si sia assistito a una buona domanda per prodotti come carciofi, asparagi e fragole.

"Anche tra la seconda metà di marzo e la prima metà di aprile, la domanda di prodotti ortofrutticoli da parte della grande distribuzione si è confermata sostenuta e superiore alla media - viene evidenziato nel rapporto - Interessante è anche l’aumento della domanda da parte della grande distribuzione estera, soprattutto Germania, Belgio, Svizzera, Austria e Polonia. Questo fenomeno rende più fluido il mercato di alcuni prodotti e determina la correzione al rialzo dei listini all’origine e all’ingrosso, come nel caso di arance, mele, kiwi, patate, peperoni e pomodori".

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