Mercati all'ingrosso in affanno

Dieci realtà di riferimento da Nord a Sud: commenti e prospettive

Mercati all'ingrosso in affanno
Per i Mercati all’ingrosso si conclude una settimana nera dal punto di vista commerciale, con cali a doppia cifra - fra il 20 e 50% - dei volumi mediamente movimentati in questo periodo. Il Monitor Ortofrutta di Agroter ha approfondito i trend della settimana appena trascorsa interpellando i referenti di 10 fra i principali mercati ortofrutticoli italiani: Bologna, Brescia, Bergamo, Fondi, Milano, Padova, Roma, Torino, Vittoria e Verona.

Trend difficili da monitorare e interpretare in quanto le strutture mercatali non hanno la possibilità di elaborare i dati puntuali dei flussi come accade viceversa per la Gdo attraverso l’uscito alle casse. Per sopperire a questa mancanza Agroter, nell’ambito dello strumento “Quik Service” del Monitor Ortofrutta, mette settimanalmente a disposizione degli operatori l’analisi dei principali trend rilevati su queste piazze che va ad integrare il servizio di analisi delle vendite nella Gdo e dei principali trend di consumo sull’ortofrutta, per dare agli operatori il polso di un mercato di difficile interpretazione con gli strumenti classici su base mensile. Nella fattispecie, si tratta di investigare nei meandri di un mondo complesso, come quello dell’ingrosso, ricco di sfaccettature e che evidenzia differenze anche marcate in funzione della piazza presa in esame.

Con questa prima uscita mostreremo innanzitutto il quadro generale per poi procedere agli highlights dei singoli mercati. Per dettagli ulteriori sul servizio Quick Service clicca qui.

Il quadro generale

Da Nord a Sud si sta assistendo ad un calo generalizzato dei volumi di ortofrutta movimentati, ascrivibile principalmente al consumo pressoché azzerato del canale Horeca e alle limitazioni che i Comuni hanno imposto ai mercati rionali, con effetti negativi immediati sull’operato degli ambulanti. Anche l’export sta mostrando i primi segnali di sofferenza a causa del diffondersi del coronavirus in tutta Europa. Viceversa, il fruttivendolo in sede fissa sta vivendo un momento d’oro dal punto di vista commerciale, soprattutto se ha attivato il servizio di consegne a domicilio. Nonostante le contrattazioni siano generalmente in calo ovunque, ci sono categorie di prodotti che sono in controtendenza: è il caso delle mele e delle arance rosse per la frutta e delle patate e cipolle, per quanto riguarda gli ortaggi. Al contrario, asparagi e carciofi stanno vivendo un periodo di grande difficoltà dovuto principalmente alla chiusura dell’Horeca. Infine, inizia a serpeggiare fra gli operatori il timore per la tenuta finanziaria dei clienti del mercato, soprattutto se il periodo di forte restrizione della vita sociale imposto dal Governo dovesse protrarsi a lungo.


La situazione in Lombardia e Piemonte

Il Mercato di Milano, fra quelli lombardi, è probabilmente quello più penalizzato dalla situazione attuale, come spiega il direttore del Mercato Nicola Zaffra. “L’Horeca e gli ambulanti sono due canali molto importanti per la nostra struttura, per cui lo sviluppo delle attività sui fruttivendoli non è riuscita a compensare tale perdita. Rispetto alla scorsa settimana gli ingressi sono diminuiti del 15-20%, e dal 9 marzo (inizio delle restrizioni, ndr) abbiamo subito un calo del 25-30%. I grossisti in media stanno sviluppano dal 30 al 50% in meno come volume d’affari, mentre chi serve i supermercati ha conosciuto perdite meno consistenti, anche se questa settimana non c’è stato il boost di quelle precedente”.  

A Bergamo la situazione è tendenzialmente migliore grazie ad una quota importante di negozianti. “Rispetto alla scorsa settimana si nota un calo delle presenze attorno al 10% - spiega il direttore Andrea Chiodi - e tutto sommato i volumi reggono, grazie allo straordinario lavoro dei nostri dettaglianti che si stanno ingegnando per le consegne a domicilio. Nel mercato spicca la richiesta di arance rosse che nell’arco di una settimana hanno conosciuto rincari attorno al 50% soprattutto per quanto riguarda le pezzature più piccole”. Analogo il punto di vista del direttore di Brescia Mercati, Marco Hrobat: “L’assenza dell’Horeca si fa chiaramente sentire ed ha provocato un calo delle presenze attorno al 15%, che in parte è stato superato dal migliore andamento dei negozianti. Si nota inoltre un cambiamento nelle frequenze di acquisto, in sostanza i dettaglianti vengono in mercato più spesso, in modo da avere a disposizione prodotto fresco e nelle giuste quantità. Infatti, ogni giorno la situazione cambia ed è sconsigliato tenere troppa merce in magazzino”.

Il Caat di Torino, mercato di riferimento dell’intero Piemonte, sta patendo la chiusura generalizzata dei mercati rionali, che storicamente rappresentano il polmone commerciale di questa struttura. “Questa settimana c’è stato un calo degli ingressi pari al 30-40% rispetto ad una settimana normale - illustra Daniele Gotto responsabile qualità e logistica della struttura - che si è ripercosso in egual misura sui volumi movimentati”.


Il punto dal Nord Est

In Veneto spiccano Verona e Padova, tradizionalmente i due punti di riferimento per quanto riguarda l’export del settore attraverso i grossisti e, in entrambi i casi, è stata una settimana di sofferenza. “A Verona - spiega il direttore Paolo Merci - i problemi sono iniziati da martedì in avanti. Attualmente sviluppiamo il 50% dei volumi in meno rispetto al normale, a causa dei problemi con l’estero di carattere soprattutto logistico e di chiusure improvvise delle frontiere da un giorno all’altro, oltre alla totale mancanza di acquisti dal Trentino-Alto Adige, sbocco importante in questo periodo. Inizialmente la Gdo veronese aveva creato spinta nelle vendite, ma allo stato attuale si registra un calo fra il 15 e 20% rispetto alla norma. Il fruttivendolo vende bene ma è una quota minoritaria, mentre l’ambulantato è in forte sofferenza”.

Francesco Cera, direttore del Maap di Padova mette in evidenza che l’attività dei grossisti si è contratta del 25-30% da quando è iniziata l’epidemia in Veneto. “Chi serve l’Horeca ha perso anche il 70% del fatturato, per via della chiusura di ristoranti, bar e delle attività turistiche in zone per noi strategiche, come Cortina e Venezia. Risulta più contenuto, per ora, il calo del giro d’affari delle aziende grossiste che fanno esportazione: -20-25%; questa percentuale, però, è destinata ad aumentare a causa dei rallentamenti alle frontiere con l’Austria e la Slovenia”. Anche a Padova il momento è invece positivo per i fruttivendoli e i piccoli negozi al dettaglio, mentre si regista un boom del biologico. “Le vendite di ortofrutta bio sono praticamente raddoppiate nelle ultime tre settimane, grazie alla forte domanda dei negozi specializzati”. Circa i prezzi, questa settimana non si segnalano aumenti significativi. In prospettiva, però, Cera si aspetta di vedere un “rincaro delle produzioni di origine spagnola, considerando che il costo del trasporto dei vettori iberici è raddoppiato proprio in questi ultimi giorni”.

Restando al Nord Est, chiudiamo l’analisi con Bologna, dove i negozianti sono sugli scudi compensando le perdite dell’ambulantato “Questa settimana gli acquisti di mele da parte dei negozi sono raddoppiate rispetto alla norma - evidenzia Massimo Venturoli della ditta Cenerini - oltretutto in una fase di aumento dei prezzi da parte della produzione. Il trend è positivo per tutte le varietà, senza eccezioni. Anzi, senza l’Horeca si nota un maggiore incidenza delle varietà club”. 


L’analisi del Centro Sud

Anche nelle zone del Centro Sud Italia la situazione è particolarmente pesante. Al Car di Roma, di solito, circa il 60-70% delle merci ortofrutticole viene destinato alla ristorazione, agli hotel e ai mercati rionali della provincia, chiusi da settimane. Ma, negli ultimi giorni, anche tanti fruttivendoli romani hanno deciso di abbassare le saracinesche per la paura di contrarre il coronavirus, come racconta a Italiafruit News Valter Arcangeli, titolare della ditta Siwa. “Ci troviamo oggi in una situazione di grande difficoltà con la stragrande maggioranza delle referenze, in quanto ci è venuta a mancare una quota importante di acquirenti - sottolinea - Le vendite di carciofi sono completamente ferme da due settimane. Vanno male gli agrumi e le fragole, queste ultime hanno fatto un vero e proprio tonfo tra martedì e mercoledì. L’unico articolo che si sta vendendo bene è la mela, che ha registrato negli ultimi giorni anche un aumento del prezzo alla produzione. Questa settimana, nel complesso, i prezzi dell’ortofrutta sono stati più o meno stabili, almeno fino a oggi (giovedì per chi legge, ndr). Credo però che siano destinati a scendere nei prossimi giorni per la scarsità della domanda”.

Analisi condivisa da Mariano di Vito, della ditta Mafalda, che opera all’interno del Mercato ortofrutticolo di Fondi: “Le fragole sono in evidente difficoltà e la situazione non può che peggiorare, in quanto c’è pressione dalle aree produttive che stanno entrando in piena campagna. Inoltre, il problema serio è l’Horeca, dove le aziende in sofferenza stanno congelando i pagamenti verso i fornitori, con conseguenze a cascata su tutta la filiera”.

Per quanto riguarda il Mercato di Vittoria la settimana è stata particolarmente negativa, come afferma ad Italiafruit Giorgio Puccia, presidente dell'associazione locale dei grossisti. “C’è stato un tracollo dei prezzi che ha riguardato tutti i nostri prodotti di punta, ovvero: pomodori, melanzane, zucchine e cetrioli con più di un caso di merce invenduta a fine giornata. D’altro canto, la domanda si è fermata ed il caldo sta favorendo la maturazione degli ortaggi e quindi un aumento dell’offerta che non si riesce a collocare. In aggiunta aumentano i problemi legati al trasporto che potrebbero aggravarsi ulteriormente nei prossimi giorni".

Hanno collaborato Daniele Bianchi e Fabio Spina

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