Sardegna, il Coronavirus colpisce il mercato dei carciofi

Sardegna, il Coronavirus colpisce il mercato dei carciofi
Il coronavirus mette in ginocchio in Sardegna i coltivatori di carciofi. Le vendite sono bloccate e gli agricoltori praticamente nel lastrico.
Una perdita stimata in 20 milioni di euro e con tanto prodotto che rimarrà sui campi.

Ad essere colpita è la produzione tardiva di un'annata, già di per sè negativa per via del clima, che comincia a novembre e si chiude a fine aprile, primi di maggio.
"Confidavamo in marzo ed aprile per recuperare in parte questa pessima annata – spiega Giuseppe Onnis, produttore di carciofi e presidente Coldiretti Samassi – invece ci ritroviamo con i carciofi nel campo e quel poco che vendiamo lo diamo a prezzi ridicoli, 25 centesimi rispetto ai 60-70 di media".

Fra le cause la chiusura di ristoranti, mercati rionali e di Campagna Amica a causa dell'emergenza Coronavirus.
"Abbiamo chiuso la cooperativa da ormai due settimane – dice sconsolato il presidente della Collettiva di Samassi Giancarlo Secci, a nome dei 100 conferitori - In questo periodo in media vendiamo dai 250 ai 300mila carciofi al giorno, ma anche ieri sera i clienti di Roma e Firenze hanno confermato che non ci sarebbero stati ordini".

Solo per Samassi, uno dei maggiori produttori delle varietà tardive la perdita è stimata in circa 7 milioni di euro.
"Il carciofo è uno dei prodotti che maggiormente sta pagando le conseguenze del Coronavirus - afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, che si appella alla Grande distribuzione - In questo momento ci dobbiamo aiutare reciprocamente. I supermercati, alcuni dei quali hanno già risposto al nostro appello, devono sostenere i prodotti locali. Ci aspettiamo tante altre adesioni, dopo la chiusura dei mercati di Campagna Amica e degli altri mercati chiediamo di aiutarci a garantire questi prodotti al consumatore”.

"Ci appelliamo anche ai sardi – chiude il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba - acquistate e consumate sardo e di stagione. In questo modo oltre che portare a tavola prodotti locali e garantiti, diamo un sostegno concreto al nostro vicino di casa, alla nostra economia, a noi stessi".

Fonte: Unionesarda.it