Produzione di frutta secca, progetti di sviluppo in Lazio

Produzione di frutta secca, progetti di sviluppo in Lazio
Negli scorsi giorni, nella sede Arsial (agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura del Lazio) di Caprarola un significativo incontro informativo sul progetto filiera 2014-2020 che ha visto coinvolti i principali attori del comparto frutta secca della Tuscia Viterbese.

"L’iniziativa – scrive il dottor agronomo Christian Chiani – è stata organizzata dall’Assofrutti, capofila del progetto e rappresentata dal presidente Mascagna; sono poi intervenuti attivamente il Dott agronomo Ciccarella ed il Dott Claudio Belli di Terrasystem. Erano presenti l’università della Tuscia, vari Istituti di credito, le più importanti imprese di trasformazione e commercializzazione e numerosi produttori locali". 

Dopo i saluti e una breve introduzione, Mascagna ha accennato al bando oggetto di discussione per poi lasciare la parola al Dottor Ciccarella.

Entrando subito nel vivo della questione l’Agronomo spiega che l’attuale bando “Progetti di Filiera organizzata” 16.10.1, pubblicato a metà dicembre ed in scadenza il 30 gennaio c.m. salvo proroghe, si pone in continuità con l’omonimo bando della precedente programmazione Psr. Riprende il settore di interesse del precedente progetto finanziato 2007-2013 rivolgendosi a progetti integrati di filiera (Pif) delle colture di nocciolo, mandorlo, noce e castagno (frutta secca). Aderendo al Pif con apposita scheda (in procinto di pubblicazione sul sito Assofrutti) si partecipa ad un progetto che prevede la consegna per almeno 42 mesi di almeno il 51%, per un massimo del 100% della produzione ad una associazione di categoria accreditata.

La partecipazione da parte delle aziende agricole può avvenire secondo due modalità, partecipante diretto e partecipante indiretto: la prima modalità è contestuale all’attivazione di misure del Psr (4.1.1, 4.2.1 ecc) mentre la seconda prevede la sottoscrizione di accordi di filiera secondo il principio di prevalenza. L’agronomo asserisce che aderendo al Pif le aziende si impegnano per il tempo previsto dal bando a mettere a disposizione delle cooperative e dei tecnici e professionisti del settore coinvolti i dati agronomici di campo di interesse di ricerca e sperimentazione di filiera.

Esiste una rete notevole di 22 centrali agrometereologiche e satelliti che forniscono informazioni le quali se opportunamente elaborate e interpretate possono dare luogo a consigli irrigui, bollettini fitopatologici, e segnali di alert. È previsto un finanziamento a chi aderisce all’iniziativa di un badget che va da 3000 ad un  massimo di 100000 euro ed un bonus di 20 o 25 punti sulle eventuali altre domande di partecipazione al Psr. La partecipazione al progetto di filiera prevede formalmente la sottoscrizione di un atto e firma del Notaio con relativo onere economico da sostenere da parte delle aziende. Nella precedente programmazione la quota di spese ammontava a circa 500 euro.

Nel caso eventuale in cui la attuale filiera non possa ricevere finanziamento e non vada quindi a buon fine avverrà una restituzione di circa l’80% del contributo anticipato. Prima della sottoscrizione dell’accordo Pif deve essere presentata una domanda di sostegno ed un buisness plan ad un agronomo.

Visti i tempi stretti nei quali ci si muove in questo caso nel caso di interesse per il Pif l’agronomo consiglia alle aziende di muoversi tempestivamente e offre la piena disponibilità dello studio Ciccarella nell’elargire maggiori in informazioni, chiarimenti e prestazioni. Interviene poi il Dott Claudio Belli dello spin off Terrasystem che ricorda che la notevole rete agrometereologica della Tuscia è in funzione da più di un anno e fornisce già attivamente dati utili al monitoraggio degli aspetti produttivi, fitopatologici ed agronomici. Dati che finiscono in un portale messo a disposizione su web. Una delle priorità è di concentrarsi sulla creazione di valore aggiunto seguendo tre temi principali.

Come primo obiettivo ideare un sistema di alert; un modello previsionale poi per gli aspetti fitopatologici e per i campionamenti ed il controllo previsto anche dal Pan; realizzare delle strategie infine che consentano di elaborare un bollettino ed un consiglio irriguo. Utilizzando i dati agrometereologici e da satellite si stima il fabbisogno idrico della coltura considerando in bilancio idrico e fornendo un consiglio irriguo.

Utilizzare secondo l’agronomo non soltanto i dati agrometeorologici ma integrando anche con dati da satellite e cercando di realizzare con la collaborazione dell’Università un modello, integrato con sonde, che a livello di campo riesca a determinare con accuratezza il fabbisogno idrico reale della coltura in questione.

Nelle conclusioni il presidente Mascagna ringrazia i professionisti intervenuti attivamente, quelli presenti, le associazioni di categoria come Uniesport e Agrinola e i produttori intervenuti ricordando agli interessati le tempistiche strette del bando del Pif, nella speranza di una proroga.

Fonte: Ontuscia.it