Dall'Iperexit al ritorno al negozio di vicinato

Gdo di prossimità: ecco come cambia l'assetto dei retailer. I commenti

Dall'Iperexit al ritorno al negozio di vicinato
Da la Esse “firmata” Esselunga, nuovo format sperimentale che propone inediti canoni nell'esperienza di acquisto, all’atmosfera delle vecchie botteghe che ispira l’ultima iniziativa targata Eurospar; da U2-Unes, che con il Viaggiator Goloso ha realizzato un punto vendita monomarca perfettamente calato nelle realtà locali, ai discounter, come Aldi e Lidl, che fanno a gara a presidiare centri cittadini e quartieri. Il negozio di vicinato è tornato di moda: la riscoperta del “piccolo ma ben fornito”, connotato da innovazione e funzionalità, controbilancia la crisi dei maxi formati (da qualcuno definita "Iperexit"), leggibile nei conti economici così come - solo per fare l'esempio più recente - nella decisione di Conad di ridimensionare, dopo l'acquisizione del retailer francese, i punti vendita Auchan di maggior metratura.



Federdistribuzione “certifica” questo cambio di passo: “Cambiano le esigenze dei consumatori e cambiano i punti vendita della Grande Distribuzione: più prossimità, più servizio, più esperienza d’acquisto, più piacevolezza e confort dei negozi, più sostenibilità sono i nuovi parametri che stanno modificando i comportamenti d’acquisto. Stimoli potenti, che giungono alle imprese del commercio con forza e che impongono grandi cambiamenti”. 

Ecco allora - aggiunge la federazione cui fanno riferimento le aziende della distribuzione moderna - che diminuiscono le dimensioni delle grandi superfici e vengono riorientati gli assortimenti, si concentrano gli investimenti sulla modernizzazione e riqualificazione delle reti commerciali, si sviluppano negozi “a tema”, si sperimentano format innovativi, che escono dai modelli standard delle insegne, si inserisce tecnologia,  si introducono criteri di economia circolare

Non solo: si implementano nuove strade di multicanalità, coniugando off line e on line, si valorizzano potenzialità su aree specifiche, come la dimensione urbana, con nuove formule in centro città capaci di intercettare anche le nuove richieste alimentari e spazi pensati come vere e proprie food court. 



“Mai come in questo periodo la distribuzione deve affrontare sfide impegnative ma affascinanti, destinate a cambiare il volto di un settore che, come ha sempre fatto in passato, sarà capace di rispondere ai nuovi paradigmi del consumo”, il commento alle nuove tendenze da parte di Federdistribuzione. 

“C’è sicuramente una sensibilità diversa per la prossimità”, conferma Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio e presidente della Federazione dei dettaglianti dell’alimentazione (Fida). “Il trend è dovuto al fatto che i consumatori oggi trovano anche nelle medie strutture assortimento e convenienza, uniti al valore aggiunto del rapporto personale”.
 
E il dettaglio tradizionale, già provato e ridimensionato dalla concorrenza di centri commerciali e supermercati, come vive questa ulteriore sfida? Sarà il colpo di grazia per i piccoli indipendenti, fruttivendoli compresi? Prampolini è perentoria: “La grande distribuzione sta riscoprendo questo canale ma l’assenza dell’imprenditore sui punto vendita non è un problema di secondaria importanza. Per questo motivo non temiamo la concorrenza, anzi: è un modo per rimarcare quel valore aggiunto dato dai nostri imprenditori, per troppo tempo sottovalutato”.  

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