Plastic Tax, un coro di no

Confindustria Emilia: a rischio la packaging valley. Confcommercio: nel food nessuna alternativa

Plastic Tax, un coro di no
Coro di no contro l’introduzione della "Plastic Tax" inserita dal Governo nella legge di bilancio. Per Confindustria Emilia Area Centro si tratta di “una tassa che va a colpire in modo particolare il territorio emiliano-romagnolo, culla della packaging valley, che ospita il maggior numero di aziende del comparto in Italia, 230 con oltre 17mila occupati e un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, pari al 63% del giro di affari nazionale”. La misura, secondo la confederazione, determinerebbe un incremento del 110% del costo della materia prima: “Se questa è un’imposta passante, l’azienda dovrà comunque mettere mano al proprio portafoglio e anticiparla.  Chi le restituirà la somma versata? Il Conai? La grande distribuzione? Il consumatore finale? Un esempio reale: un’azienda del nostro distretto che fattura 100 milioni di euro, il 30% dei quali derivante dalla produzione di 12mila tonnellate di film plastico in Italia, stante la norma, sarà colpita da una imposta di 12 milioni di euro”.

“Il significativo aumento dei costi - aggiunge la Confindustria emiliana - minerà la sopravvivenza di molte imprese anche grandi, espressione di una assoluta eccellenza mondiale, e avrà inevitabili ricadute sugli investimenti a favore dell’innovazione, sottraendo fondi che le nostre imprese destinano alla ricerca di soluzioni tecnologiche sostenibili”. 



E ancora: “In tutta Europa, dalla Francia alla Germania, sono stati attivati piani a cinque anni di incentivi all’utilizzo della plastica riciclata, per stimolare innovazione e ridurre l’impatto della plastica non riciclata entro il 2025. Con questa tassa, tra cinque anni in Italia non avremo migliorato nessun processo produttivo e avremo ridotto occupazione e imprese attive. Ancora una volta, manca una politica industriale vicina alla politica della circolarità dell’economia, che dovrebbe portare valore. Queste azioni roboanti non producono cultura, né danno la possibilità di avviare nuove azioni innovative per avere soluzioni nel medio lungo periodo. Qui il processo di cambiamento viene distrutto e non stimolato”. “Siamo di fronte - conclude Confindustria Emilia Area Centro - a un calcolo frettoloso per fare quadrare la manovra di fine anno, senza studi di fattibilità di cosa si colpisce e degli effetti nell’economia reale". Nei giorni scorsi anche Federchimica aveva espresso chiaramente il proprio “no”.

Contrari i produttori, contrari i commercianti: “Abbiamo inviato una nota al Governo per evidenziare come il tema sia affrontato in modo a nostro avviso insoddisfacente”, spiega la vicepresidente di Confcommercio Donatella Prampolini, che è anche responsabile dei Dettaglianti dell’alimentazione. “In alcuni settori, come quello alimentare, la plastica non si può evitare: al momento non ci sono alternative. Già oggi questi prodotti sono soggetti a un contributo importante, quello del Conai, che serve proprio a una corretta raccolta e riciclo”. “Ci si accanisce sempre sugli stessi, probabilmente per fare cassa e per disattenzione, già sperimentata in altri passaggi come il decreto clima con i suoi incentivi per la vendita degli sfusi”, conclude Prampolini. 

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