Hlb, il nuovo pericolo per gli agrumi siciliani

Hlb, il nuovo pericolo per gli agrumi siciliani
La chiamano “malattia del ramo giallo” ed è la nuova patologia che minaccia gli agrumi. Si tratta dell’Hlb acronimo di Huanglongbing (anche noto con il nome greening) e per quanto sia comparsa in Cina da oltre un secolo, oggi è la principale minaccia a livello mondiale per l’agrumicoltura.

Una malattia distruttiva ben più del virus “Tristeza” dal quale gli agrumicoltori siciliani si stanno ancora riprendendo, perché attualmente non si conoscono strumenti per combatterla, se non la strategia difensiva. 

"Mentre per il virus Tristeza una via d’uscita l’avevamo - spiega Alessandra Gentile, ordinario di Arboricoltura e coltivazioni arboree al Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell'Università di Catania - grazie alla possibilità di sostituire il portinnesto arancio amaro con altri portinnesti resistenti che hanno consentito di rifondare l’agrumicoltura, qui non esistono varietà e portainnesti di agrumi 'resistenti'. L’unica cosa da fare in questo momento è giocare d’anticipo per impedire l’eventuale diffusione del batterio Candidatus Liberibacter. Il nostro obiettivo è mettere in moto tutti i meccanismi che possano determinare uno stato di allerta non tanto nel mondo della ricerca che è a conoscenza della grave minaccia, ma fra gli agrumicoltori, i commercianti, i trasformatori, per sensibilizzare l’opinione pubblica".

Per cercare di prevenire la diffusione della malattia in Europa, è stato finanziato un progetto quadriennale dall’Unione Europea che è partito lo scorso mese di luglio in Portogallo e che coinvolge 24 centri di ricerca, 10 stati europei (ma anche Brasile, Cina, Israele e Usa, grandi produttori di agrumi).

Il progetto coordinato dallo spagnolo Leandro Peña dell’Instituto de biologia molecular y celular de plantas di Valencia, coinvolge anche l’Italia proprio con il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania, il Crea-Ofa- di Acireale e il Cnr di Bari, cui si aggiunge il Ministero delle Politiche agricole e forestali attraverso il Servizio Fitosanitario Nazionale, anche attraverso i servizi regionali.

Al Crea Centro di ricerca Olivicoltura Frutticoltura Agrumicoltura di Acireale spetterà studiare il genoma della pianta che resiste alla malattia attingendo alle specie affini ai Citrus, nello specifico l’Eremocitrus glauca che insieme al Microcitrus australasica (il cosiddetto “Caviale di agrumi”) è tra le due specie più interessanti proprio perché resistenti ad Hlb. È proprio lì che si dovranno scovare le fonti di resistenza per “trasferirle” grazie alle attività svolte dall’Università di Catania nelle specie e varietà di agrumi di interesse agronomico e, magari, arrivare a dei nuovi genotipi che siano inattaccabili dalla “malattia del ramo giallo”.

«Infatti tra le misure preventive a lunga scadenza si inserisce proprio l’identificazione di geni, quali fonti di resistenza che per motivi a tutt’oggi poco noti non risiedono tra le specie agrumicole stesse, bensì si trovano in specie in qualche modo imparentate. I geni di queste specie rappresentano una delle tessere del puzzle che in futuro potranno concorrere a disporre di piante di agrumi resistenti la malattia», spiega Concetta Licciardello, ricercatore del Crea di Acireale.

C’è da precisare che - finora - non ci sono segnali della malattia in Italia. La spia rossa dell’allarme si è accesa, però, nella vicina Penisola Iberica, dove gli insetti vettori sono già arrivati. «Le condizioni ambientali hanno consentito agli insetti vettori di riprodursi, ma non si tratta di insetti portatori della malattia. Però, così come si è spostato questo vettore “buono” - avverte la professoressa Gentile potrebbe spostarsi anche un insetto “untore” e questo dobbiamo evitarlo. I dati sulla diffusione della malattia nei paesi extraeuropei, hanno evidenziato come l’introduzione del batterio portato da due insetti vettori, la Trioza erytreae e la Diaphorina citri, sia devastante per le coltivazioni agrumicole».

Ma come si fa a difendersi dall’Hlb? In Brasile hanno messo a punto un decalogo che si potrebbe prendere a prestito per una strategia di lotta. Innanzitutto bisognerebbe controllare da quali vivai arrivano le nuove piante. "Ma non solo le marze - sottolinea la prof. Gentile - anche i semi, che arrivano a quintali in Europa. Alcune malattie, e tra queste Huanglongbing, si trasmettono infatti anche con il seme a differenza di Tristeza. Dall’America, per esempio dove la malattia è conclamata, soprattutto in Florida, non se possono più importare".

"Altra strategia difensiva che bisognerà adottare è sull’importazione dei frutti. In una situazione di preallarme come questa, il frutto è da considerarsi un possibile strumento di passaggio di malattie, perché l’insetto vettore potrebbe essere lì. Quindi massima allerta su ciò che arriva soprattutto dai Paesi in cui è presente la malattia".

Fonte: lasicilia.it