Meno carne, più frutta: alleanza green da Milano a Parigi

14 sindaci firmano la Dichiarazione delle città della buona alimentazione, transizione dietetica Onu

Meno carne, più frutta: alleanza green da Milano a Parigi
Una rivoluzione green per combattere la fame puntando su innovazione, ottimizzazione delle risorse, meno sprechi. Riducendo, soprattutto, la carne e privilegiando i cibi vegetali. Nel suo recente rapporto sul clima e la gestione del territorio, l’Ipcc (il pannello intergovernativo sul cambiamento climatico) delle Nazioni Unite indica nella "transizione dietetica" una risposta all’emergenza climatica altrettanto importante quanto la transizione energetica. Nella Exponential Roadmap presentata al Summit sul clima di New York a settembre - ricorda Il Corriere Economia di ieri - fra le 36 soluzioni proposte per dimezzare le emissioni di Co2 in un decennio la trasformazione dei sistemi alimentari è considerato uno dei tre ambiti centrali di intervento, sebbene particolarmente: comporta un basilare cambiamento delle abitudini alimentari. 



Nelle città, le emissioni causate dal settore alimentare rappresentano circa il 13% del totale delle emissioni di Co2; un dato destinato ad aumentare di circa il 40% entro il 2050. Un terzo di tutto il cibo prodotto a livello globale – il cui valore è superiore a 900 miliardi di dollari – va perso o sprecato ogni anno. Poiché le emissioni legate a produzione, consumo e smaltimento di food aumentano, l’emergenza climatica globale mette in pericolo la capacità di sfamare una popolazione mondiale in continuo aumento e sempre più urbanizzata. La transizione dietetica richiederà un taglio dei consumi di carne rossa e degli alimenti trasformati, per passare a una dieta più sana con molta frutta, legumi e verdureI sistemi alimentari, infatti, contribuiscono a malnutrizione e obesità e sono anche responsabili di circa un quarto delle emissioni globali di gas serra, del 70% dei consumi totali di acqua, di gran parte della deforestazione.

A questi temi fa riferimento l’appello lanciato in questi giorni da una sessantina di scienziati di undici Paesi, che hanno firmato una lettera aperta alle amministrazioni pubbliche di tutto il mondo perché riducano la quantità di carne e di latticini serviti nelle scuole e negli ospedali. Le emissioni attribuite all’allevamento, compresi gli impatti associati alla deforestazione, rappresentano il 14,5% del totale dei gas serra, una percentuale equivalente alle emissioni di tutte le auto, i treni, le navi e gli aerei messi insieme, dice la lettera, mentre uno studio dell’università di Oxford ha sottolineato come il taglio di carne e latticini dalla dieta di un individuo possa ridurre di tre quarti la sua impronta di carbonio. 



Ecco allora che i sindaci di 14 città, tra cui Milano e Parigi, hanno firmato la “Dichiarazione delle città della buona alimentazione” del C40 (il Cities Climate Leadership Group), con l’impegno di trasformare i sistemi alimentari urbani e rendere accessibile a tutti gli abitanti delle metropoli cibo sano, nutriente e a basso impatto carbonico. Il tutto aggiunto all’utilizzo di pratiche agricole più sostenibili evitando lo sfruttamento intensivo del suolo: la riduzione di fertilizzanti, la rotazione delle colture, le coltivazioni miste di ortaggi insieme agli alberi da frutto, l’eliminazione dell’aratura sono tutte pratiche che dovranno essere applicate a tappeto nell’agricoltura del futuro, per provare a sfamare un’umanità destinata a toccare quota dieci miliardi di persone.