Apofruit, la ricetta per rilanciare la frutta italiana

Bilancio della campagna estiva e strategie: «Sui costi non siamo competitivi, serve distintività»

Apofruit, la ricetta per rilanciare la frutta italiana
Archiviata l’ennesima campagna complessa per la frutta estiva, Apofruit Italia tira le somme e propone strategie di ampio respiro, facendo tesoro del trend degli ultimi anni. Il mix tra sovrapproduzione, crisi economica su scala continentale, cambiamenti climatici capaci di avere forti ripercussioni sulla qualità e attacchi di nuovi insetti - cimice asiatica su tutti - ha determinato un quadro particolarmente difficile soprattutto per pesche e nettarine, penalizzate anche dall’aumento di disponibilità di referenze contemporanee come albicocche, susine ed uve, le cui nuove varietà hanno allungato o anticipato il calendario di commercializzazione; per questo, l’importante organizzazione fa riferimento ad alcune priorità per rispondere alla difficile congiuntura, in attesa di un auspicato intervento Ue per regolamentare volumi e piani di sviluppo nazionali.


Mirco Zanotti e Ilenio Bastoni, presidente e Dg di Apofruit Italia

"La base di partenza del ragionamento - spiega a Italiafruit News Ilenio Bastoni, Dg di Apofruit - è quella dei costi: siamo competitivi rispetto agli altri Paesi produttori? La risposta è no, per cui se puntiamo sulle commodity perdiamo in partenza, in un mercato che si sta differenziando e richiede sempre più qualità e distintività".

“I contributi Ocm - sottolinea la dirigenza di Apofruit in un articolo pubblicato sulla newsletter aziendale che analizza le strategie - sono stati uno degli strumenti più importanti per affrontare il problema delle protezioni alle colture e per investimenti in tecnologie per la selezione qualitativa: è infatti sempre più importante coltivare un prodotto che abbia le caratteristiche idonee a soddisfare le esigenze dei consumatori e dei mercati di destinazione”.

In questi anni sono stati stipulati accordi e partnership per aumentare efficienza e competitiva: “Si è lavorato per aggregare l’offerta italiana così da affrontare il mercato estero con più forza: il progetto Origine ad esempio sta registrando dati positivi oltremare. Dal punto di vista del mercato si è lavorato molto per mantenere e rafforzare il posizionamento dei marchi, affrontando così, con una politica di valorizzazione del brand, un contesto tutt’altro che positivo a causa del calo dei consumi”.



Marchi come Solarelli e Almaverde Bio hanno canalizzato una parte importante della  produzione mentre - prosegue Apofruit - in tutte le specie frutticole sono stati messi a punto progetti di qualità che hanno come obiettivo principale quello di premiare e valorizzare le produzioni migliori, con una politica tesa a superare il concetto di commodity.  Grazie a questo impegno, ad esempio, “il 60% delle albicocche gestite da Apofruit quest'estate è stato destinato ai mercati internazionali”. Mentre tra i progetti di gestione di prodotto "si stanno dimostrando efficaci quelli a club, perché rispondono a quella fetta di mercato che richiede prodotti con determinate caratteristiche organolettiche. Progetti efficaci anche per la pianificazione delle superfici, fondamentale per equilibrare domanda e offerta”.

Per Apofruit, “l’Italia oggi, si trova di fronte a un bivio: decidere quale strategia adottare con la consapevolezza che puntare esclusivamente sul mercato interno significa ridurre di due terzi la superficie della nostra ortofrutta estiva”. Senza export, insomma, non si va da nessuna parte.

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