Cimice asiatica, danno a sei zeri per le mele trentine

Apot sollecita le autorità e sensibilizza gli operatori, Assomela si rivolge all'Ue

Cimice asiatica, danno a sei zeri per le mele trentine
Un flagello che non risparmia neppure il Distretto trentino delle mele: Halyomorpha halys, la temibile cimice asiatica, è ormai una presenza costante nei frutteti regionali. La sua progressione viene seguita con crescente preoccupazione dal sistema frutticolo rappresentato da Apot, con i Consorzi Melinda e La Trentina in prima linea. Dal punto di vista economico, a circa metà della campagna di raccolta delle mele, il danno è quantificato in a circa cinque milioni di euro; è solo una prima stima, il dato potrebbe ulteriormente crescere per le varietà più tardive, maggiormente esposte. Nei prossimi giorni il problema sarà illustrato da Assomela a livello comunitario, sia direttamente che attraverso le associazioni di riferimento Freshfel ed Areflh.

Già dal 2015 il tema è oggetto di studio da parte dei tecnici e ricercatori della Fondazione E. Mach e dal 2017 Apot finanzia un dottorato per approfondire le conoscenze base dell’insetto; nel 2018 è stato attivato un tavolo di coordinamento sul problema e quest’anno l’Associazione ha coordinato sei riunioni tecniche con i rappresentanti dei principali Consorzi frutticoli e i tecnici della Fondazione Mach per seguire lo sviluppo della popolazione di cimice e coordinare le azioni possibili per mitigare il problema.



Dalla terza riunione si sono date precise direttive per attivare i primi interventi di controllo fitosanitario, limitatamente alle aree più esposte. I successivi incontri hanno permesso di fornire ulteriori indirizzi tecnici con la stessa logica, seguendo la crescita del problema non solo nelle zone a sud di Trento ma anche in altri territori oggetto di progressiva diffusione: le vallate laterali, i frutteti a nord di Trento e anche della Valle di Non, dove l’insetto è già presente ed attivo in vicinanza dei boschi.

La riunione del gruppo tecnico del 17 settembre scorso ha evidenziato un danno “medio” di circa il 5-10% nelle zone più colpite e per le aziende che hanno seguito le indicazioni tecniche condivise e fornite dai tecnici della Fondazione Mach. I danni ai frutti possono però variare da pochi punti percentuali a oltre il 40-50% nei casi più critici, quelli in cui l’applicazione delle indicazioni tecniche è stata meno diffusa o meno diligente. Apot sottolinea l’importanza di "eseguire gli interventi fitosanitari nelle fasi giuste di sviluppo dell’insetto, nei momenti più indicati della giornata e con adeguati accorgimenti tecnici".

“Apot, assieme alle diverse organizzazioni di rappresentanza e in particolare Assomela, ha indirizzato diverse sollecitazioni alle autorità competenti - sottolinea Alessandro Dalpiaz (foto sotto) direttore di Apot e di Assomela - Sollecitazioni che riguardano l'urgenza di sbloccare la possibilità di utilizzare gli insetti competitori naturali della cimice, la necessità di mantenere un ventaglio adeguato di fitofarmaci da impiegare con intelligenza, ma anche l'urgenza di trovare risorse economiche adeguate per le protezioni passive come le reti antinsetto e per sostenere finanziariamente le imprese danneggiate oltre certi limiti”.


Il presidente Ennio Magnani conferma la diffusa preoccupazione ma anche la presenza delle istituzioni, in particolare della Provincia autonoma di Trento: “A sostegno dei produttori, un fondo mutualità in via di studio e costituzione in collaborazione con il Consorzio di difesa Codipra  potrebbe rappresentare una strada da privilegiare”.

Una sollecitazione precisa è stata data anche per introdurre dal 2020 l’obbligo di applicare una serie di pratiche e tecniche per massimizzare l’efficacia di controllo del patogeno.
Le direttive tecniche non dovranno limitarsi ai fitosanitari, ma comprendere pratiche agronomiche come lo sfalcio frequente dell’erba ed una collaborazione, già sondata, con i Consorzi di Bonifica o altri enti per la corretta gestione delle fosse che intercalano i frutteti nelle zone di fondovalle e possibilmente anche le rampe del reticolo stradale, dalla viabilità minore alle autostrade. Il rispetto di tali indicazioni obbligatorie costituirà pre-requisito per l’accesso ai benefici del fondo.

Le principali preoccupazioni delle associazioni riguardano gli indirizzi tecnici e le modalità di sostegno per le aziende nel periodo necessario per un insediamento vasto ed efficace dalla “vespa samurai”, l’equilibrio economico delle aziende frutticole coinvolte ma anche, analogamente a quanto sta succedendo in regioni limitrofe, i riflessi occupazionali e sociali che potrebbero derivare dai danni e mancata produzione del settore melicolo.

Copyright 2019 Italiafruit News