Carciofo spinoso sardo, ecco come recuperare competitività

Il progetto CarBio va avanti: la sfida è quella di aggregare la produzione

Carciofo spinoso sardo, ecco come recuperare competitività
La Bassa valle del Coghinas (Sassari) è una terra vocata al carciofo. Qui batte il cuore della produzione dello spinoso sardo e i Comuni di Viddalba e Santa Maria Coghinas nei giorni scorsi hanno organizzato un incontro per parlare del progetto CarBio, cluster per la produzione del carciofo spinoso sardo in regime biologico. Un percorso che mira a sviluppare una filiera dell'ortaggio - un simbolo della Sardegna - nel solco della sostenibilità, sia per il mercato del fresco che per l'industria di trasformazione.

"Il comparto non è più in buona salute come un tempo - ha spiegato al quotidiano La Nuova Sardegna Luigi Ledda, docente del Dipartimento di agraria dell'Università di Sassari e responsabile scientifico di CarBio - Si nota una riduzione della superficie coltivata a spinoso, mentre aumentano altre varietà più generose dal punto di vista delle rese e meno problematiche, ma anche meno apprezzabili dal punto di vista organolettico".

La coltivazione del carciofo in Sardegna deve fare i conti anche con i cambiamenti climatici: nelle ultime due primavere tra gelate e piogge intense la situazione è stata critica. "Queste condizioni - ha aggiunto il professore - portano a una minore formazione di ovoli, divenuti praticamente introvabili, facendo così mancare i materiali per i nuovi impianti e mettendo in crisi il vivaismo".



Il mondo produttivo sardo è frammentato, mentre per sviluppare una filiera forte e competitiva servirebbe aggregazione. E qui entra in gioco CarBio: uno degli obiettivi del progetto, infatti, è proprio quello di aggregare attorno a una produzione bio. "Così si può ridurre una delle principali lacune del comparto - ancora Ledda - La Grande distribuzione, dal punto di vista contrattuale, è agevolata dalla scarsa massa critica del prodotto in assenza di forti collaborazioni tra le aziende e con un consorzio di tutela Dop che vanta solo il 5% della produzione: manca un marchio comune, unicità nell'approccio, nella pianificazione del mercato".

Chi si è mosso in tal senso, però, i risultati li apprezza, come la cooperativa Valle del Coghinas. "Da un punto di vista commerciale il settore dà delle risposte ad aziende organizzate come la nostra e inserite nei canali della Gdo - ha evidenziato il presidente Giuseppe Pes - Il problema maggiore è che è difficile innovare, svilupparsi. Manca una programmazione e se non si progetta non si accede agli aiuti europei. Le aziende sarde corrono, ma soffrono di più a causa di problemi politici e organizzativi. Occorrerebbe dar fiducia agli agricoltori in modo da convincerli che con l'aggregazione forse c'è qualche spesa in più, ma c'è un ritorno superiore".

Il progetto CarBio ha come obiettivo principale l'introduzione nella filiera produttiva del carciofo spinoso sardo di un prodotto fresco o semilavorato ottenuto in regime biologico. L'approccio prevede il confronto tra le coltivazioni di carciofo spinoso sardo condotte in regime biologico e convenzionale nelle aziende partecipanti al progetto. Nello specifico, le produzioni saranno confrontate in funzione di produttività, aspetti qualitativi, nutrizionali, nutraceutici e di conservabilità del prodotto fresco. Saranno individuate poi le tecnologie più idonee a prolungare la shelf-life e a garantire una migliore qualità del prodotto fresco da destinare non solo ai mercati locali ma anche all'esportazione verso mercati nazionali e internazionali.

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