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«Albicocche, c'è chi dovrebbe farsi un esame di coscienza»
Gallo: Troppe varietà che deludono. Intanto arriva la certificazione per il residuo zero
Le albicocche della Piana di Sibari (Cosenza) prodotte dall'Op Agricor, proprietaria del marchio commerciale Gallo, sono ora certificate a residuo zero. "La comunicazione dell'ente certificatore ci è arrivata venerdì, per noi è una grande soddisfazione - spiega a Italiafruit News il presidente Natalino Gallo - Siamo ormai a fine campagna, è vero, ma per la prossima stagione sarà un ulteriore valore da dare ai nostri frutti: ottenere questa certificazione non è stato facile, perché avere il residuo zero vuol dire lasciare indifese le piante, ma noi crediamo in questo cambiamento a tutela della salute e dell'ambiente. Nelle nostre aziende non usiamo diserbanti da tempo, cerchiamo di difendere le api, e abbiamo intrapreso la strada del residuo zero con convinzione su tutte le nostre varietà di albicocche".
E a proposito di sostenibilità, in questa campagna le albicocche Gallo sono state commercializzate nei nuovi cestini in cartone, abbandonando la plastica. La stagione non è stata semplice, complice il terribile meteo primaverile, ma da luglio il panorama è finalmente migliorato. "Da una decina di giorni abbiamo finito con le varietà più colpite dalle piogge, quelle che ci hanno dato problemi di tenuta - prosegue l'imprenditore - Ora lavoriamo con Faralia, Farbela, Kyoto, Lady Cot... Frutti che non hanno problemi di qualità, sono davvero gustosi e presentano una colorazione bella. Adesso c'è una buona richiesta di prodotto, negli areali del Meridione tra 7-8 giorni termineremo la raccolta di queste varietà. I nostri impianti più tardivi sono ancora giovani, ma nelle prossime annate contiamo di ampliare il calendario produttivo. Un bilancio di questa campagna? I problemi avuti in primavera ci hanno portato uno scarto del 35%, un vero peccato, la produzione era nella norma e i prezzi riscontrati sono leggermente più bassi dello scorso anno".
"Annate come questa ci devono far riflettere sul tema varietale - prosegue Gallo - I costitutori dovrebbero fare un esame di coscienza e mettersi in discussione: hanno immesso tante, troppe, varietà e non tutte permettono di ottenere una buona qualità. O meglio, non tutte le varietà sono adatte a tutti gli areali: così un'albicocca assaggiata a Murcia, in Calabria potrebbe non rendere allo stesso modo; o ancora una varietà che performa bene al Sud non è detto che faccia lo stesso al Nord, e viceversa. Noi produttori, cercando di anticipare una novità di mercato, magari azzardano un impianto nuovo... Ma alla fine sono più i dolori delle gioie per certe novità. Ecco, i costitutori, prima di lanciare nuove varietà dovrebbero avere dati certi sulle performance nei vari areali di riferimento, altrimenti creano confusione in un mercato già confusionario di suo. Dietro a un nuovo impianto ci sono tanti investimenti, royalty da pagare, costi di gestione: insomma, servono risorse per portare una pianta al terzo o quarto anno, per poi costatare che una volta in produzione il risultato non corrisponde a quello atteso, a quello pubblicizzato. Serve un lavoro più analitico sull'adattamento agli areali e la voglia di innovare non deve abbagliare i produttori, perché poi ci si scontra con un mercato dove ci sono albicocche che sembrano di plastica. Il gusto è importante, ma bisogna mettersi d'accordo con chi distribuisce: più un'albicocca è dolce e buona, più è delicata e rimane sull'albero. Non è facile far coesistere le richieste di mercato, il sapore e la resistenza alla manipolazione".
L'Op Agricor anche in questa campagna commercializza la sua gamma premium con il brand Eccelsa. "Con questo marchio stiamo lavorando bene - conclude Natalino Gallo - D'altronde di frutti di qualità non ce ne sono mai abbastanza e quando hai merce di livello non ci sono grossi problemi commerciali".
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