Il pesto genovese si candida a patrimonio dell'Unesco

Il pesto genovese si candida a patrimonio dell'Unesco
Pesto col mortaio, così Montecitorio ha aperto le sue porte a basilico, pinoli, aglio, olio e formaggi. Ingredienti indiscussi del pesto genovese, candidato alla tutela come patrimonio immateriale dell'Unesco. La salsa, simbolo di Genova e della Liguria, la più utilizzata al mondo dopo quella al pomodoro, ha iniziato così il suo percorso di riconoscimento

"Nel pesto, sottolinea il sindaco di Genova Marco Bucci, ci sono tutte le caratteristiche di una produzione italiana di eccellenza con il Basilico Ligure Dop, l'aglio di Vessalico, il parmigiano, il pecorino e l'olio di oliva. In pratica una strategia di marketing territoriale per una regione stretta tra le colline e il mare che ha fatto dell'utilizzo sapiente delle materie povere la sua missione, approfittando al massimo dei sapori. È il caso del pesto - conclude - ma anche della meno nota salsa alle noci".

La domanda di riconoscimento del pesto genovese all'Unesco ha ricevuto l'adesione di oltre 100 tra comuni liguri ed enti territoriali, 35 associazioni nazionali e liguri, 10 scuole e università italiane e straniere, 15 organizzazioni e centri internazionali che si occupano di cultura alimentare e più di 25mila firme di appoggio raccolte da Regione Liguria nel 2018, durante la settimana del pesto.

Presenti a Montecitorio Matteo Salvini e Giuseppe Conte - i due non si sono incontrati - che hanno risposto all'invito del governatore della Liguria Giovanni Toti e del sindaco Bucci. Il presidente del Consiglio, tra qualche assaggio condito con il pesto fatto al momento e curiosità culinaria, si è soffermato alcuni minuti nell'anticamera del ristorante della Camera che ospita la degustazione. Salvini non si è sottratto a delle foto con Toti e ha scherzato quando si è accorto di essersi macchiato: "Il patto del pesto mi è costato una camicia". La causa a favore del pesto genovese ha attirato numerosi parlamentari. Alla degustazione hanno preso parte la democratica Roberta Pinotti e Francesco D'Uva dei Cinquestelle, insieme a un nutrito gruppo di forzisti.

Fonte: Rainews.it