Ortofrutta, in arrivo il «prezzo di cittadinanza»

Previsto nel Decreto emergenze agricole: ecco cosa può cambiare

Ortofrutta, in arrivo il «prezzo di cittadinanza»
E' nelle pieghe dei provvedimenti legislativi che spesso spuntano, senza troppa pubblicità, norme che possono cambiare la vita ad interi settori. Nel Decreto emergenze agricole approvato alla Camera, ad esempio - nei prossimi giorni dovrebbe iniziare l'esame del testo da parte del Senato - è stato inserito un comma che potrebbe impattare in modo rilevante sul settore ortofrutticolo: si tratta di una sorta di "prezzo di cittadinanza" per i prodotti agroalimentari. Se sono scambiati sotto questo valore minimo, allora scattano le sanzioni per gli acquirenti. A fissare la soglia minima sarà Ismea, mentre i controlli saranno a carico dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

La Commissione agricoltura di Montecitorio, guidata da Filippo Gallinella (Movimento 5 Stelle) ha infatti introdotto l'articolo 10-quater al Decreto emergenze agricole, poi modificato in Assemblea alla Camera, per disciplinare i rapporti commerciali nell'ambito delle filiere agroalimentari. Il Dossier realizzato dal Servizio studi della Camera e del Senato spiega che il provvedimento servirà a normare "i contratti aventi ad oggetto la cessione di taluni prodotti agricoli stipulati obbligatoriamente in forma scritta, che devono avere una durata non inferiore a dodici mesi (con modalità stabilite con decreto del Mipaaft)", e poi l'aspetto più nuovo, visto che si introducono i "costi medi di produzione dei prodotti agricoli", in analogia a quanto già fatto per il latte, valori che "devono essere elaborati mensilmente dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), sulla base della metodologia approvata dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo".

Se nella fase di acquisto dei prodotti agroalimentari viene a mancare uno di questi due requisiti, secondo il legislatore ci si troverà davanti a una pratica commerciale sleale. Quindi "nel caso in cui sia fissato dall'acquirente un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione risultante dall'elaborazione dell'Ismea", scatteranno sanzioni.

Cosa si rischia? "La previsione di clausole contrattuali in violazione della determinazione del prezzo comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria a carico dell'impresa acquirente fino al 10 per cento del fatturato realizzato nell'ultimo esercizio precedente all'accertamento”, questo il contenuto del provvedimento approvato dalla Camera. “In caso di reiterata violazione può essere disposta la sospensione dell'attività di impresa fino a 30 giorni. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato provvede, d'ufficio o su segnalazione di chiunque ne abbia interesse, all'accertamento delle violazioni e conclude il procedimento inderogabilmente entro 90 giorni".



Il testo rinvia ai prodotti agricoli di cui al paragrafo 1 dell’art.168 del regolamento (Ue) n. 1308/2013. Sono quindi interessati i seguenti prodotti: cereali, riso, zucchero, foraggi essiccati; sementi, luppolo, olio di oliva e olive da tavola, lino e canapa, prodotti ortofrutticoli, prodotti ortofrutticoli trasformati, banane, settore vitivinicolo, piante vive e prodotti della floricoltura, bulbi, radici e affini, fiori recisi e fogliame ornamentale, tabacco, carni bovine, latte e prodotti lattiero-caseari, carni suine, carni ovine e caprine, uova, carni di pollame, alcole etilico di origine agricola, prodotti dell'apicoltura, bachi da seta.

La prima grande incognita riguarda la metodologia con cui i costi medi di produzione verranno calcolati (il tutto è demandato a un successivo pronunciamento del ministero), ma la base temporale mensile per l’ortofrutta lascia già più di qualche dubbio, visto che la maggior parte delle colture ha un ciclo ben più lungo. Così come l’orizzonte annuale dei contratti, che ingesserebbero un settore frequentemente dominato da stagionalità molto marcate. Che dire, poi, della identificazione delle tecniche produttive medie ordinarie, indispensabili per calcolare un costo medio di produzione in presenza di soluzioni colturali estremamente diversificate tra territori e territori e, all’interno dello stesso territorio, fra impresa e impresa. Quali delle operazioni non indispensabili, ma utili per aumentare la qualità dell’offerta, saranno considerate? Per esempio sarà prevista l'acinellatura nell'uva da tavola? Quale sarà il valore di ammortamento da considerare per l’impianto dei fruttiferi, visto che ci sono differenti possibilità che producono però costi molto diversi ma anche risultati differenti sia sul fronte organolettico che dei volumi prodotti. E non dimentichiamo poi l’impatto del differente costo della manodopera tra i vari areali produttivi, non sulla base di pratiche scorrette ma dei diversi contratti provinciali, di cui occorrerà certo tenere conto.

Se al Senato verrà confermato l'impianto legislativo, di cui andrà verificata la piena rispondenza al complesso sistema nazionale e comunitario volto ad evitare le distorsioni sul mercato, all’Ismea servirà un esercito di ricercatori per assicurare un servizio accettabile, abbozzando almeno le situazioni più frequenti su cui calcolare i costi medi di produzione di riferimento. In caso contrario, generalizzando troppo in un sistema così complesso, la norma rischia di avere effetti negativi sul sistema produttivo nazionale, cioè l’opposto di quanto si prefigge. Infatti, favorirà da una parte l’appiattimento verso il basso dell’offerta, sulle soluzioni che soddisfano il costo riconosciuto, anziché quelle che soddisfano il consumatore grazie alla qualificazione dell’offerta. Senza parlare della inapplicabilità sul prodotto d’importazione, che - dove il prezzo sarà più basso di quello riconosciuto alla produzione nazionale – come molto spesso accade, sarà preferito da chi vuole essere competitivo su questo aspetto. Sono due elementi da tenere in grande considerazione, viste le continue criticità manifestate dai consumatori sull’offerta, da una parte, e i forti segnali di difficoltà espressi del nostro sistema produttivo nello scenario internazionale, dall’altra.

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