Pac: via libera alla riforma, ma non andrà in plenaria

Pac: via libera alla riforma, ma non andrà in plenaria
La Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo (Comagri) ha approvato la seconda serie di proposte migliorative della Riforma Pac post 2020 presentate con l’obiettivo di raggiungere più equità, semplicità e flessibilità. C’è il via libera alla modifica del regolamento Ocm Unica che, lunedì, ha ottenuto 29 voti favorevoli e sette contrari e l’ok di ieri di 27 voti favorevoli, 17 contrari e 1 astenuto al report dell’eurodeputata Esther Herranz García contenente gli emendamenti al regolamento sui Piani Strategici. 

Nel dettaglio si chiede di posticipare l'entrata in vigore dei piani nazionali Pac al 2022, tetto agli aiuti oltre 100 mila euro per le grandi aziende con incentivi a redistribuire le risorse alle piccole, 20% del bilancio degli aiuti diretti e 30% dello sviluppo rurale a sostegno di azioni per l'ambiente e il clima. 

Almeno il 5% della dotazione nazionale per i pagamenti diretti dovrebbe essere destinato a un sostegno complementare al reddito ridistributivo per gli agricoltori di piccole e medie dimensioni (massimo 65% di rabbocco per ettaro). 

Gli Stati che utilizzano più del 10% del loro bilancio per i pagamenti diretti per questo regime di sostegno, possono decidere di non applicare affatto il meccanismo del limite massimo. Almeno il 2% del budget andrebbe poi utilizzato per i pagamenti diretti a sostegno dei giovani agricoltori.

Inoltre, i deputati invitano gli Stati membri ad adottare azioni specifiche per promuovere una maggiore inclusione e partecipazione delle donne nelle economie rurali e di utilizzare a tal fine i finanziamenti per lo sviluppo rurale. 

Approvato anche il piano della Commissione che obbliga a istituire servizi di consulenza agricola al fine di informare gli agricoltori su tutti i requisiti e le condizioni relativi ai sussidi, sui modi per prevenire la resistenza antimicrobica e la disponibilità di sostegno all'innovazione e tecnologie digitali. Si richiedono consulenti adeguatamente formati per aiutare gli agricoltori a migliorare la loro competitività, la produzione e le pratiche ecologiche, per consigliarli sulle organizzazioni di produttori e sulla sicurezza delle fattorie, per aiutare coloro che si insediano per la prima volta o vogliono cambiare la loro produzione, per supportarli nel ridurre l'uso di fertilizzanti, gestire in modo sostenibile i nutrienti e adattarsi meglio ai cambiamenti climatici. 

Quanto agli agricoltori attivi, i beneficiari dei pagamenti diretti dell'Ue, dovrebbero essere definiti dagli Stati membri in modo da garantire che non venga concesso alcun sostegno a coloro la cui attività agricola costituisca una parte insignificante delle loro attività economiche complessive. Tale definizione al fine di preservare il modello di agricoltura a conduzione familiare dell'Ue. 

Il testo approvato in Comagri deve essere ora esaminato dal Parlamento europeo e potrà accadere solo dopo le elezioni, dunque non passerà al vaglio della plenaria in questa legislatura. La prossima potrà portare avanti le proposte o riaprire il dossier.  

"Numerosi passi avanti in Commissione agricoltura del Parlamento europeo sulla proposta di Regolamento sui Piani strategici per la futura riforma della Pac, ma non sufficienti per tutelare i nostri agricoltori e cittadini come avremmo voluto”. Così Paolo De Castro, primo vice presidente della Commissione Agricoltura, ha commentato il proprio voto negativo espresso ieri, insieme a quasi il 40% dei suoi colleghi, sul testo approvato dagli eurodeputati ma che lascia le mani libere alla futura Assemblea europea per modificarlo.

“Abbiamo migliorato in molti punti la proposta del Commissario Hogan - indica l’eurodeputato Pd - fissando un tetto agli aiuti Ue sopra i 100mila euro, che però esclude le aziende agricole cooperative, e sottrae al calcolo i costi di lavoro che gli agricoltori devono fronteggiare. Non solo: abbiamo introdotto una maggiore flessibilità negli obblighi ambientali per i nostri produttori (con l’eliminazione dell’obbligatorietà per misure quali le aree ad interesse ecologico e la diversificazione colturale, sostituite da interventi più ambiziosi come la rotazione delle colture), salvaguardato il finanziamento delle campagne di promozione delle eccellenze agroalimentari, in particolare il vino, e introdotto ulteriori misure in favore dei giovani e delle donne in agricoltura”.

“Ma non basta - dice De Castro - Alla futura riforma mancano ancora elementi politici che non sono patteggiabili: in primo luogo l’eliminazione del rischio di ri-nazionalizzazione della Pac e le possibili distorsioni di concorrenza tra agricoltori di diversi Stati membri. Dobbiamo anche ottenere il pieno riconoscimento del ruolo delle Regioni che, seppur rafforzato rispetto alla proposta iniziale grazie ai nostri emendamenti, deve tornare centrale nella predisposizione dei Piani di Sviluppo Rurale. Non possiamo poi accettare l’accelerazione eccessiva nel processo di convergenza del valore degli aiuti ai produttori, sia a livello nazionale che comunitario, per dare ai nostri agricoltori il tempo necessario ad adeguarsi a nuovi regimi”.

Dopo il voto di lunedì sul Regolamento Ocm e quello di ieri, l’ultimo passaggio avrà luogo l'8 aprile, con il voto sulla riforma delle norme di gestione finanziaria, di audit e di controllo della Pac. “Anche in questo caso - conclude De Castro - puntiamo a salvaguardare la dimensione comune e la capacità finanziaria necessarie alla Pac per sostenere le grandi sfide del settore agroalimentare”.

Fonte: Ufficio stampa Paolo De Castro