Clementine, la crisi continua

E peggiora: invenduti i calibri piccoli, nel Tarantino è allarme. Parola ai produttori

Clementine, la crisi continua
La stagione (negativa) delle clementine proseguirà per altri 15-25 giorni e i produttori, verosimilmente, non riusciranno a colmare il "ritardo" accumulato nelle attività di raccoltaNei campi del Tarantino (Puglia), in particolare, le operazioni in questi primi giorni del 2019 procedono a buon ritmo, essendo sostenute da buoni consumi sul mercato nazionale, ma si teme di lasciare sulle piante la quota di produzione caratterizzata da calibri piccoli, che quest'anno incide per circa il 20% del totale.

A oggi, secondo le stime degli esperti, non è stato ancora staccato il 40-50% dei frutti fra Puglia, Calabria e Basilicata. Una percentuale elevatissima che vale anche per l'area di Taranto dove, di solito, gli operatori a inizio gennaio raccoglievano quasi esclusivamente gli agrumi più piccoli. Quest'anno, però, è tutto diverso. Come abbiamo evidenziato il 13 dicembre 2018 nell'articolo "Clementine, situazione disastrosa nell'arco ionico", sono tre i fattori che hanno paralizzato le raccolte e ridotto decisamente i prezzi: l'offerta abbondante in tutto il bacino del Mediterraneo, la sovrapposizione dei primi stacchi delle produzioni tradizionali (Comune) con le varietà medio-precoci, quest'anno in leggero ritardo di maturazione, e l'autunno mite che ha depresso la domanda "domestica".

I calibri piccoli rimangono invenduti
"I consumi di clementine in questa fase sono sostenuti - dice Vincenzo Perrini, imprenditore di Massafra - anche se il mercato dei calibri piccoli continua a essere inesistente. La Calabria ha leggermente ridotto i flussi di produzione, pertanto c’è più spazio per l’offerta tarantina. La raccolta registra però un ritardo stimabile in 10-15 giorni, che non prevediamo di recuperare in queste ultime settimane di campagna. In pratica: adesso stiamo raccogliendo i frutti che, solitamente, staccavamo sotto Natale".


La denuncia di Confagricoltura Taranto: prezzi disastrosi 
"Le clementine - spiega Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto e vicepresidente regionale - sono il prodotto principe dell’area compresa tra Massafra, Castellaneta, Ginosa, Palagianello e Palagiano, dove operano quasi duemila aziende. I prezzi a gennaio - prosegue - sono ulteriormente crollati rispetto a dicembre: sulla piazza di Taranto le clementine quotano all’origine tra 23 e 28 centesimi di euro il chilo, mentre le arance tra 28 e 33 centesimi. Sono le cifre di un vero e proprio disastro, contro il quale stiamo provando a costruire un argine comune con la provincia di Taranto, a cui abbiamo chiesto di siglare accordi con le Organizzazioni di Produttori per l’assorbimento, anche parziale, dell’enorme quantitativo di prodotti ancora sulle piante".

"Anche se le OP che si occupano di clementine e arance sono poche, andrebbe attivato con queste ultime un tavolo di dialogo, al fine di riuscire a contenere la crisi in atto e le ingenti perdite per i produttori".


Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto

La crisi è strutturale, serve una strategia di lungo periodo
L'organizzazione agricola ha richiesto alla provincia anche l'apertura di una corsia di precedenza per l’assegnazione agli agricoltori dei fondi della gelata 2017 (oltre due milioni di euro), il lancio di una intensa campagna pubblicitaria, finanziata dai Comuni investiti dal problema per spingere le vendite alle migliori condizioni di mercato e, non da ultimo, la messa in campo di politiche di sostegno al reddito, di riduzione degli oneri contributivi e delle imposte a carico delle aziende agricole, moratorie dei mutui e di ogni forma di finanziamento alle imprese agricole.

Servono strategie di lungo periodo per rilanciare il comparto. "Bisogna lavorare - sottolinea Lazzàro - da un lato sulla competitività delle nostre aziende, in particolare sulla capacità di strutturare l’offerta, dall’altro intervenire sulle politiche commerciali europee, sia interne, ad esempio rispetto al prodotto che arriva dalla Spagna, sia all’esterno con le importazioni a prezzi stracciati dal Marocco. E’ un quadro fortemente penalizzante, per il quale servono risposte adeguate e urgenti a ogni livello di Governo".


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