Attualità
Ortofrutta da incorniciare nel segno del bello e del buono
Dallo Speciale Frutta&Verdura una strategia di sviluppo per il settore
Il Rinascimento dell’ortofrutta passa dalla bellezza. Nel senso più ampio del termine, con tutte le declinazioni che nel tempo, dal filosofo Platone in poi, sono state attribuite a questo sostantivo che indica le caratteristiche capaci di suscitare sensazioni piacevoli: ben fatta, virtuosa, armoniosa, emozionante, etica. Buona. Attorno al concetto di bello e ben fatto è ruotato l’evento “Coltiviamo Bellezza…facciamolo sapere”, l'incontro promosso da Italiafruit News e Mark Up, che si è svolto venerdì 30 novembre a Milano, per il lancio dello Speciale Frutta&Verdura 2018.
Alla presenza del gotha dell’imprenditoria ortofrutticola - in oltre 700 hanno assistito alla presentazione del 19esimo rapporto firmato Agroter - si è sviluppato un confronto con esperti, influencer e ospiti d’onore di diversi ambiti, dalla moda al food al design, per comprendere i trend del futuro e delineare strategie di mercato. I lavori, introdotti da Cristina Lazzati, direttrice di Mark Up e GdoWeek e Chiara Daltri, marketing & sales director di Agroter, si sono conclusi con una lectio magistralis di Vittorio Sgarbi sulla frutta e la verdura nell’arte, che ha anticipato il finger food.
L’estetica è importante ma non basta e finora il settore ha pensato troppo all’apparenza e poco alla sostanza, ha spiegato Roberto Della Casa, managing director Agroter, fautore e curatore del report insieme a Raffaella Quadretti, editorial manager Agroter, che l’ha affiancato sul palco per presentare i principali dati dell’indagine svolta tra mille responsabili acquisto rappresentativi delle famiglie italiane.
Ecco allora che solo il 32% degli italiani è molto o abbastanza d’accordo con la frase “La frutta più bella è anche quella più buona”, per il 55% il colore intenso non è garanzia di sapore migliore mentre l’84% non ritiene che la frutta più grande sia più buona (e nemmeno la più piccola: solo il 49% è d’accordo).
Stimolati, la stragrande maggioranza dei consumatori sovverte il luogo comune che ci vede comprare con gli occhi e, per la legge del contrappasso - ha spiegato Della Casa - siamo addirittura arrivati all’esaltazione della frutta “brutta ma buona”, che fa proseliti in Europa e, negli Stati Uniti, occupa intere aree dei supermercati. Sarà forse perché appena il 10% dei consumatori, stando al Report Agroter, è quasi sempre gratificato dalla frutta bella, il 50% ogni tanto, il 3% mai.
Ma allora a cosa viene abbinato il concetto di bellezza per frutta e verdura? Quasi metà degli interpellati “sposa” l’immagine di un prodotto che si presenta fresco, appena colto. Anche se ogni fascia di età ha la sua idea: per i giovani, ad esempio, conta l’eticamente bello; l’80% dei millennials non si accontenta dell’apparenza ma vuole vedere cosa “c’è dietro”.
Diversi modi di “leggere” la bellezza anche da parte dei main e technical partner dell’evento, coinvolti da Agroter su un concetto così ancora poco esplorato in ortofrutta. I partner dell'evento si sono messi in gioco improvvisandosi attori e, attraverso brevi clip video, hanno spiegato come interpretano e intendono la bellezza nel loro lavoro quotidiano. Da Unitec ad Assosementi, da Moncada a Bestack, da OrtoRomi a Zerbinati, da Funghi Treviso a Infia sono stati evocati termini positivi quali coerenza, innovazione, responsabilità, accessibilità, unicità, qualità e giustizia.
Dai prodotti ai panorami, il Report ha evidenziato anche come l’ortofrutta valorizzi i paesaggi: agli italiani piacciono quasi all’unanimità i limoneti della costiera amalfitana, così come i meleti del Trentino, a dispetto delle reti antigrandine non esenti da critiche da parte di ambientalisti e amministrazioni pubbliche. Eppure, ha notato Della Casa, non abbiamo la capacità di farci vedere come qualcosa di bello, nonostante ce ne siano tutti i presupposti.
Mai come in questa fase storica - è emerso venerdì a Milano - il bello e il buono della frutta e della verdura italiana possono essere driver di sviluppo e di recupero di competitività per un settore che soffre da anni le politiche di compressione del prezzo e che troppo spesso ha deluso i consumatori. Per recuperare redditività - la conclusione di Della Casa - servono nuove strategie commerciali in grado di coniugare il bello, importante anche per la comunicazione, con il buono, non solo del prodotto ma anche dell’etica d’impresa, della responsabilità sociale e del commercio equo, così da remunerare in maniera giusta i produttori. Insomma, adesso viene il bello.
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