La bilancia commerciale paga dazio

Export giù, saldo attivo in calo. Fruitimprese: urgono nuovi sbocchi

La bilancia commerciale paga dazio
Passo indietro per il saldo della bilancia commerciale dell’ortofrutta italiana nel primo semestre: l’attivo è "scivolato" a 321 milioni di euro circa a fronte dei quasi 358 milioni dell'analogo periodo dell'anno precedente, il 10% in meno. Fino a maggio, il segno era positivo. E’ la conseguenza dell’accentuarsi della flessione delle esportazioni, sia in valore che in volumi: le vendite all’estero hanno assicurato circa 2,2 miliardi di euro, il 4,1% meno del gennaio-giugno 2017, mentre i quantitativi si sono ridotti in maniera significativa, passando da 1,9 a 1,6 milioni di tonnellate, il 15,2% in meno. Forte, quanto disomogeneo, il calo dell’export della frutta fresca (-27,2% in volume e -7,7% in valore, poco sopra il miliardo); perdono terreno anche gli ortaggi (rispettivamente -2,6 e -2,3%, a 850 milioni di euro) e la frutta secca, mentre gli agrumi volano e la frutta tropicale guadagna in volumi e perde in valore.



Le importazioni risultano pressoché stabili a livello di quantitativi (-0,6%) e arretrano del 3% in valore, con il dato assoluto che si attesta a 1,9 miliardi di euro. Diminuiscono gli acquisti dall’estero di frutta fresca ma a un prezzo più alto, all’opposto di quanto avviene per legumi e ortaggi; la frutta tropicale cresce in valore ma soprattuto in volumi, sostanzialmente stabile la frutta secca. Perentorio segno meno, in doppia cifra percentuale, per gli agrumi.  

"Il dato dell'export relativo ai primi sei mesi è indubbiamente anomalo - commenta il coordinatore di Fruitimprese, Carlo Bianchi - perché i volumi hanno subito una sostanziale diminuzione compensata però da un aumento generalizzato dei prezzi. Il caso più eclatante è quello della frutta fresca che ha fatto segnare un -27,2% in quantità e solo un -7,7% in valore: ciò significa che il prezzo medio lo scorso anno non raggiungeva l'euro il chilo mentre quest'anno è stato di 1,26 euro"

"Un andamento - aggiunge Bianchi - imputabile alla scarsa offerta di prodotto in Europa per effetto delle gelate dei primi mesi dell'anno, e a una domanda che rimane stagnante. Viene da chiedersi cosa sarebbe successo in un'annata di produzione normale o appena superiore". "Per questo - conclude l'esponente di Fruitimprese - è indispensabile accelerare la definizione degli accordi bilaterali con nuovi mercati, al momento interdetti ai nostri prodotti per motivi fitosanitari".

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