Kiwi italiani in Giappone? Servirà ancora un altro anno

Vernocchi: mercato quanto mai strategico alla luce dell'incremento produttivo

Kiwi italiani in Giappone? Servirà ancora un altro anno
La scelta dell'attuale governo "giallo-verde" di rivedere l'accordo Ceta con il Canada non preoccupa Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo e vice presidente nazionale di Confcooperative FedAgriPesca con delega al settore ortofrutta di Fedagri-Confcooperative. Per il nostro Paese, tuttavia, permane l'urgente necessità di aprire nuovi mercati come quelli del Giappone e del Messico per il kiwi, alla luce dell'estensione dell'embargo russo fino a dicembre 2019 e della continua instabilità politica ed economica dei Paesi del Nord Africa.

"Il settore ortofrutta italiano non è e non sarà toccato dal nuovo approccio politico nei confronti del Ceta - ci ha detto ieri a Bologna a margine della conferenza organizzata da Apo Conerpo - Sappiamo bene, infatti, come i singoli prodotti ortofrutticoli siano esclusivamente dipendenti dagli accordi fitosanitari bilaterali. Che, finora, siamo sempre riusciti a difendere con il Canada. Un Paese nel quale l'Italia esporta ogni anno 11mila tonnellate di kiwi, oltre 1.500 tonnellate di susine e quattromila tonnellate di mele, per un valore di quasi 20 milioni di euro".

"L'esportazione in nuovi mercati è quanto mai vitale per la nostra ortofrutta - ha rimarcato Vernocchi - Ci auguriamo quindi che, nel giro di pochi anni, il nostro Paese possa completare il dossier pere con la Cina, sulla scorta della recente apertura alle arance italiane. Gli altri mercati su cui sarebbe necessario esportare sono il Brasile, per quanto riguarda le susine cino-giapponesi, e il Messico per il kiwi". 



Poi, sempre per il kiwi, c'è il Giappone. "Da più di dieci anni - ha sottolineato Vernocchi - stiamo lavorando su questo dossier, ma ancora non siamo riusciti ad arrivare in fondo alla partita. Considerando le attuali promesse dei funzionari del Mipaaf, speriamo di poter sbloccare la situazione entro un anno al massimo", in modo da partire con le prime esportazioni nella stagione 2019/20.

“Il Giappone - ha concluso il presidente - rappresenta un mercato strategico non solo per gli elevati consumi di kiwi, ma anche perché, sul fronte nazionale, ci attendiamo un incremento significativo delle raccolte nelle prossime stagioni, dovuto all'entrata a pieno regime di nuovi impianti. La Grecia, tra l'altro, sta investendo molto in questa specie. Ci servono quindi dei nuovi mercati ricettivi, altrimenti la commercializzazione del kiwi potrebbe diventare veramente complicata".
 
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