«Ci insegneranno i francesi a vendere la frutta?»

Il punto di Tirelli (Iulm), mentre resta alta l'attenzione per le mosse di Grand Frais in Italia

«Ci insegneranno i francesi a vendere la frutta?»
Sui social continua a rimanere alta l’attenzione dedicata all’entrata in scena, nel mercato italiano, della catena francese Grand Frais, specializzata in freschi e freschissimi. Banco Fresco, così si chiama appunto il primo punto vendita dell’insegna a Torino, promette – secondo il professor Daniele Tirelli della Iulm di Milano – di portare anche in Italia un alto livello di specializzazione nel nostro settore.

“L'idea che una catena francese ci insegni a vendere l'ortofrutta sembra toccare l'orgoglio nazionale”, osserva nel suo profilo Facebook Tirelli, che per primo ha annunciato l’apertura del pdv torinese.
Perché? “La questione è semplice - continua l'esperto di retail - Due anni fa condussi alcune ricerche sulla qualità oggettiva della frutta a Milano, Torino, Piacenza e Bologna, che però le varie insegne non vollero vedere, neppure a titolo gratuito. Ad esempio, sulla piazza milanese che, per via della maggiore concorrenza, mostra gli standard più elevati, la qualità (in questo caso la dolcezza, espressa in gradi Brix, ndr) e i prezzi in sette differenti insegne erano quelli illustrati dal grafico qui sotto. In piena stagione”.



In pratica, i prezzi (linea rossa) sono sempre stati del tutto slegati, indipendenti dal contenuto zuccherino dei frutti (linea blu), quindi dal gusto. Anche quando si superavano il 16 gradi Brix, che in genere contraddistinguono i livelli qualitativi elevati.

“Il fatto più interessante è che nessuna insegna ha ritenuto importante confrontarsi con le altre sul piano della qualità oggettiva, anche se tutte parlano di rapporto qualità/prezzo – continua Tirelli – Invece, è ormai dimostrato che questo rapporto nel caso della frutta è assolutamente casuale. Dunque, dove finisce la teoria del cliente sempre più informato e sempre più esigente?”.

Secondo Tirelli, le ragioni di un tale risultato sono molteplici. Innanzitutto le dimensioni delle aziende fornitrici, la mancanza di selezione da un punto di vista qualitativo e dimensionale e la (dis)continuità dell’offerta qualitativa. Poi, hanno il loro peso i “trucchi” commerciali (ad esempio, mescolare qualità di prima e di seconda categoria), la gestione del punto vendita e così di seguito. Tutti aspetti che sembrano non riguardare Grand Frais.

Copyright 2017 Italiafruit News