Melo, nuove scoperte sul genoma

Melo, nuove scoperte sul genoma
Un team di 25 ricercatori di fondazione Edmund Mach, Inra di Angers, Università di Wageningen e Max Planck Institut di Tubinga ha risequenziato 64 genomi di melo attualmente coltivati in Europa, rappresentativi della variabilità del germoplasma del melo del vecchio continente, e ha messo in luce le parti del genoma responsabili dello sviluppo del frutto.

L'importante ricerca scientifica è stata pubblicata recentemente dalla rivista Nature Genetics.

La ricerca, realizzata grazie a tecnologie molecolari di ultimissima generazione da un gruppo di ricercatori francesi, italiani, olandesi, tedeschi e sudafricani, consentirà al mondo scientifico di ottenere maggiori informazioni sui cromosomi del melo, perfezionare e velocizzare le attività di miglioramento genetico mirato ad ottenere varietà migliorative rispetto a quelle attualmente coltivate.

La rivista scientifica che nel 2010 dedicò la copertina al sequenziamento del genoma melo ad opera della fondazione Mach, torna ad attrarre l'interesse della comunità scientifica internazionale.

"L'allora prestigioso risultato è stato bissato con questa collaborazione che oltre ad aver prodotto numerose pubblicazioni sulla variabilità esistente nel panorama del melo europeo ed aver prodotto oltre venti mappe genetiche utilizzate anche in questa pubblicazione, ha messo le basi per il sequenziamento di un melo dal genoma sintetico, originato dalla varietà Golden Delicious", spiega Riccardo Velasco, responsabile del dipartimento di Genomica e biologia delle piante da frutto Fem e co-firmatario dell'articolo.

Questo melo artificiale, era stato ottenuto in Francia negli anni Settanta dal professor Yves Lespinasse: ha i cromosomi a due a due identici e questo ha consentito ai ricercatori di assemblare un genoma quasi perfetto. Il sequenziamento e l'assemblaggio di questo genoma artificiale, oggetto della pubblicazione scientifica, ha migliorato ulteriormente la ricostruzione dei cromosomi rispetto a sette anni fa.

Fondamentale in questa ricerca è stata la preparazione e l'esperienza che la ricercatrice Michela Troggio e il team degli altri ricercatori Fem Luca Bianco, Diego Micheletti e Gareth Linsmith, hanno messo a disposizione del progetto, portando alla perfezione la lettura del corredo cromosomico di questo melo artificiale. L'origine della Golden Delicious e le dimensioni del suo genoma hanno facilitato il lavoro dei ricercatori fino al raggiungimento del risultato riconosciuto dalla prestigiosa rivista.

Un altro aspetto interessante è dato dalla comparazione con il Dna del pero, dal quale si è scoperto che risale a 25 milioni di anni fa la separazione filogenetica tra le due piante.

Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige