Embargo russo, Brexit, Trump: il protezionismo fa paura

Al congresso di Cso Italy il confronto sul futuro del settore ortofrutticolo

Embargo russo, Brexit, Trump: il protezionismo fa paura
Creare un catasto frutticolo nazionale, sbloccare al più presto l'embargo russo, accelerare i tempi degli accordi bilaterali per l'esportazione in nuovi mercati: sono queste, in sintesi, le priorità delle imprese italiane in base ai punti di vista di Davide Vernocchi, presidente Aci (Alleanza cooperative italiane) Settore Ortofrutticolo e Marco Salvi, presidente di Fruitimprese.

I due delegati, intervenuti venerdì scorso a Bologna al convegno del Cso Italy "Produzione, consumi, nuove tendenze, mercati emergenti e prospettive", hanno espresso le loro preoccupazioni per la nuova corrente protezionistica mondiale. Le trattative per l'uscita dall'Ue del Regno Unito - un mercato che si sta deprezzando e su cui è molto forte la presenza di ortofrutta spagnola - e l'elezione negli Stati Uniti del presidente Donald Trump fanno paura e generano insicurezza. Senza contare i problemi ormai strutturali causati dall'embargo russo e dalle tensioni politiche e religiose nei Paesi del Nord Africa.

"Da quando c'è l'embargo russo – ha detto Vernocchi – l'Italia non è riuscita ad aprire alcun nuovo mercato estero: bisogna diventare più concreti ma, allo stesso tempo, dobbiamo aumentare il nostro livello di aggregazione per rafforzare la competitività internazionale. Ai fini commerciali – ha continuato – le imprese hanno poi bisogno di un catasto frutticolo: un'analisi puntuale e precisa su come sta cambiando la frutticoltura nel nostro Paese. La sfida, quindi, parte dal gioco di squadra".

Per Salvi, il sistema Italia dovrebbe saper comunicare meglio all'estero la sua leadership in materia di sicurezza ambientale e alimentare. "Credo – ha dichiarato – che il prodotto Made in Italy possa essere valorizzato come sano prodotto integrato. Chiediamo al ministero delle Politiche agricole una maggiore incisività nel superamento delle barriere di nuovi mercati. Diventa sempre più impellente concentrare gli sforzi per entrare in nuovi Paesi del Far East, dove il Pil continua a crescere in misura doppia o tripla rispetto all'Europa. Tra l'altro – ha aggiunto – a breve ospiteremo in Italia la visita degli ispettori fitosanitari messicani per riuscire a esportare in quel mercato".

All'incontro hanno partecipato, nelle vesti di relatori, anche Paolo Bruni ed Elisa Macchi, rispettivamente presidente e direttrice del Cso Italy, il viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, la presidente dell'Areflh (Associazione delle regioni ortofrutticole europee), Simona Caselli, e, in collegamento via Skipe, Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo.



"Non basta più fare sistema, oggi – ha affermato il presidente Bruni – occorre una vera e propria pressione di rappresentatività dell'ortofrutta in Europa che tuteli i produttori ma anche i consumatori. E' prioritario privilegiare gli accordi in ambito Ue e non per singolo Paese. In ogni caso, diventa indispensabile un coordinamento europeo sostanziale. La Cina sarà fondamentale nei prossimi anni".

Da parte sua, il viceministro Andrea Olivero ha assicurato che il neo Premier Paolo Gentiloni si sta impegnando per "trovare nuove modalità di confronto con la Russia. La prima cosa da fare – ha dichiarato – è la cabina di regia per l'export nazionale, ossia il Tavolo per l'internazionalizzazione sostenuto con il Mise". Ma il ministero delle Politiche agricole lavorerà anche per premiare l'aggregazione e stimolare i consumi interni. "Per questo – ha proseguito – nel 2017 ripartirà la campagna istituzionale per la promozione dell'ortofrutta nazionale".

"Il settore italiano deve assolutamente avere un approccio europeo – ha evidenziato Simona Caselli, presidente di Areflh – ed è molto importante sapere come si muovono gli spagnoli o i francesi. Avere un Macfrut forte potrà essere fondamentale per rafforzare l'export. Tuttavia le barriere fitosanitarie troppo spesso agiscono come veri blocchi commerciali; abbiamo bisogno di un buon lavoro di diplomazia economica".



L'onorevole Ue Paolo De Castro, candidato alla presidenza dell'Ifad, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, ha detto che il Parlamento europeo "sta lavorando per non far pagare ai produttori di ortofrutta i costi dell'embargo russo, che mi auguro possa finire. L'Italia deve giocare un ruolo di primo piano nel bando aperto sulle campagne di promozione internazionali per i prodotti agricoli".

I prossimi mesi vedono all'ordine del giorno dell'agenda europea importanti dossier. Sul versante interno, modifiche e miglioramento mirati alla semplificazione potranno ottenersi con il regolamento Omnibus e la riforma Pac post-2020. Per quanto riguarda invece il versante esterno, dopo il congelamento del Ttip, è stata data un'importante accelerata agli altri accordi commerciali. "Il Ceta – ha sottolineato De Castro – l'accordo commerciale con il Canada, sarà ratificato dal parlamento europeo a febbraio ed è in dirittura d'arrivo anche l'accordo con il Giappone. Infine, nei prossimi mesi si avvieranno i negoziati con l'Australia e la Nuova Zelanda. Tutti questi accordi si riferiscono a mercati importanti per gli sbocchi commerciali italiani: sta ora al nostro settore ortofrutticolo – ha concluso – essere in grado di fare sistema per saper cogliere al meglio tutte queste opportunità".

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