Ortofrutta, grandi numeri nella cooperazione

Settore in crescita nel report 2015; l'ulteriore sviluppo passa da export, aggregazione e marchi

Ortofrutta, grandi numeri nella cooperazione
Veleggia stabilmente oltre gli 8 miliardi di euro il valore espresso dalla cooperazione nel settore ortofrutticolo, che ha una discreta propensione all’export (23%): è quanto emerge dal Rapporto 2015 dell’Osservatorio sulla Cooperazione agricola istituito dal Ministero delle Politiche Agricole e sostenuto dalle organizzazioni Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop.
Per Nomisma, che ha svolto la ricerca presentata ieri a Roma, è di 36,1 miliardi di euro il fatturato annuo riferito al 2013 prodotto dalle 5.024 imprese collettive associate, con 92 mila addetti e 815.898 adesioni: numeri che collocano l’Italia al terzo posto per fatturato nella speciale classifica Ue della cooperazione agroalimentare e al primo posto per numero di imprese, rispettivamente con quote del 10% e del 27% sul totale delle compagini europee. L’ortofrutta, per il 2013, è accredita di un dato di 8,4 miliardi di euro (a fronte degli 8 miliardi dell’anno prima).

Quattro regioni leader, ampi margini di crescita

Emilia Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto esprimono il 24% del giro d’affari totale dell’agroalimentare nazionale e il 36% degli approvvigionamenti della materia prima agricola; un poker che vale il 75% del fatturato complessivo del sistema cooperativo italiano. Hanno, insomma, una marcia in più delle altre 16 regioni. 



“I dati evidenziati dall’Osservatorio – ha detto a tal proposito il presidente di Alleanza delle Cooperative-settore Agroalimentare, Giorgio Mercuri - se da una parte sono importanti e confermano il sistema vincente della nostra cooperazione, dall’altra indicano che ci sono ampi margini di miglioramento: non possiamo infatti ancora parlare di modello italiano della cooperazione se prima non omogeneizziamo, anche in termini di valore prodotto, il sistema associativo su tutto il territorio nazionale e se non proseguiamo nel processo di aggregazione e potenziamento delle nostre cooperative”.

Nell’Italia settentrionale si concentrano le cooperative più grandi, dove il fatturato medio per impresa è pari a 13,3 milioni di euro, contro appena 2 milioni di euro del Sud. Le realtà di grosse dimensioni hanno segnato le migliori performance sul fatturato in periodo di crisi (2011-2013): +11% per le cooperative con fatturato oltre i 40 milioni di euro, +8% tra i 7 e i 40 milioni di euro, +4% tra i 2 e 7 milioni. Mentre è negativo il trend (-11%) delle cooperative sotto i 2 milioni di euro.
 

Olivero: ridurre gli squilibri

Per il viceministro del Mipaaf, Andrea Olivero “il settore agroalimentare oggi più che mai è al centro dell’attenzione del Governo e della politica economica, come dimostrano le scelte perseguite in questi mesi tese ad una visione del settore che ha come punti di forza l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la semplificazione, l’accesso al credito. Il mondo della cooperazione, e i dati lusinghieri lo dimostrano, è in grado di valorizzare più di un terzo della produzione agricola nazionale, ha una notevole propensione all’export delle nostre eccellenze agro-alimentari”.

Servono tuttavia, per Olivero, “soluzioni che possano ridurre lo squilibrio che anche quest’anno ritroviamo tra Nord e Sud; una sfida da perseguire collettivamente come sistema Paese”.

Export in crescita ma ancora non basta

I dati relativi all'export dicono che la cooperazione agroalimentare nel corso degli ultimi anni ha ampliato le sue vendite sui mercati internazionali raggiungendo un valore di 6 miliardi di euro, pari al 18% del valore complessivo dell’export agroalimentare italiano. Sebbene stia progressivamente recuperando terreno, la propensione all’estero resta tuttavia lievemente al di sotto di quella media del settore agroalimentare: le vendite Oltralpe della cooperazione nel 2013 incidono per il 17% su fatturato totale, contro il 21% dell’alimentare. 


Sono in particolare alcuni settori a contribuire in maniera più rilevante come vino e ortofrutta (rispettivamente 33% e 23%). La penetrazione dei mercati internazionali è prerogativa delle imprese più strutturate: ben il 78% delle cooperative con fatturato superiore a 40 milioni di euro presidia i mercati esteri realizzando in media il 18% delle proprie vendite all’estero, mentre le aziende di piccole dimensioni scontano le maggiori difficoltà nell’aggredire i mercati internazionali.

Politiche di marca

Per la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia di Tullio, che ha presentato la ricerca “la cooperazione italiana ha retto l’onda d’urto della crisi; superata questa fase occorre guardare avanti e porsi nuovi obiettivi di crescita, guardando a quel che avviene oltre i confini nazionali. In Francia, ad esempio, la cooperazione agroalimentare, con un numero di imprese pari a poco più della metà dell’Italia e quasi 85 miliardi di euro di fatturato, rappresenta il 40% della produzione alimentare. Altro aspetto significativo dei francesi, è l’efficacia nel valorizzare i propri prodotti attraverso politiche di marca, con un brand alimentare su tre che appartiene alla cooperazione”.