Carne rossa o verdura? Forse qualcos’altro!

L’allarme dell'Oms rischia di essere controproducente per il settore ortofrutticolo

Carne rossa o verdura? Forse qualcos’altro!
“Vorrei un filetto, al sangue, per favore”. “Desidera anche un contorno?”. “Si, certo, mi porti un’insalata mista. Grazie”. La stragrande maggioranza degli italiani sono stati e sono tuttora protagonisti di questa scenetta, magari cambiando il tipo di contorno con un’insalata verde o con verdure grigliate o con patate al forno. Anche coloro che si sono convertiti al modello alimentare vegetariano o vegano sono della partita e avranno solo sostituito la carne con un filetto di pesce o con il seitan, mantenendo inalterato il contorno nelle sue varie opzioni. Ma allora perché l’anatema dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla carne rossa e sui salumi ha generato tanta attenzione da parte degli opinionisti del settore ortofrutticolo su presunte o reali opportunità da cogliere? Per la frutta, salvo improbabili accostamenti molto lontani dalle abitudini alimentari degli italiani, non lo so, perché di opportunità da cogliere ve ne sono ben poche visto che la carne e i salumi sono ricchi di proteine e grassi mentre la frutta è ricca di carboidrati e fibre; qualche spazio vi può essere solo per la frutta in guscio che, infatti, cresce a ritmi vertiginosi, ma in termini quantitativi si tratta ancora di un piccolo segmento.

Per gli ortaggi e la verdura, invece, con la riduzione dei consumi di carne e salumi sono più i rischi di perdere l’abitudine al contorno, che costituisce un radicato simbionte del secondo piatto a base carne nella tradizione alimentare italiana, che l’opportunità di sostituzione visto che, anche in questo caso, manca l’apporto proteico e, in molti casi, si riduce anche quello di zuccheri. Si può fare qualcosa con i legumi, che sono ricchi di proteine, ma sono complessi da preparare, per cui i veri sostitutivi della carne rossa e dei salumi - oramai lo sanno tutti - sono la carne bianca, i derivati del latte, il pesce e - soprattutto - i derivati del glutine dei cereali, seitan in testa, e il formaggio vegetale, il tofu, derivato della soia. I loro ritmi di crescita sono interessanti e legati al rifiuto dello sfruttamento degli animali da parte di una quota sempre più ampia di persone. Peraltro, anche senza i pronunciamenti dell’OMS, gli italiani stanno riducendo i consumi di carne rossa e di salumi a vantaggio della bianca da quasi un decennio e sarebbe demenziale suggerire sic et simpliciter di mangiare meno carne e più verdura o, addirittura, frutta, modificando in modo anomalo e non equilibrato l’apporto dei diversi nutrienti nella dieta.

Se questa è l’arena competitiva per le “quote di pancia” sulle proteine, non bisogna dimenticare che la frutta e la verdura competono soprattutto per quelle sui carboidrati, dominate nel nostro paese da bevande gassate, pasta, pane e derivati industriali dei cereali. Qui sì che il problema è di strategia e di comunicazione, come ho più volte ricordato anche su queste colonne, tanto che siamo irrilevanti rispetto alle grandi imprese industriali italiane e straniere. Per questo, forse, il momento opportuno di insorgere era un anno fa, proprio in questo stesso periodo (vedi Il Fondo di Italiafruit News "E adesso sono zuccheri amari!"), quando l’OMS  ha rotto gli indugi ed è passata a suggerire di ridurre l'apporto di zuccheri ad un massimo del 5% delle necessità giornaliere di energia contro l'attuale 10%, puntando l'indice proprio contro gli zuccheri aggiunti dei prodotti industriali, derivati dei cereali e bibite gassate in testa, ed escludendo dal bando gli zuccheri contenuti naturalmente nella frutta, poiché ritenuti “buoni”. Mi rendo conto che è più facile attaccare la carne che le merendine, ma va valutato che non si riveli controproducente.

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