CRISI RUSSIA-UCRAINA, RIPERCUSSIONI LIMITATE PER L'ORTOFRUTTA ITALIANA

CRISI RUSSIA-UCRAINA, RIPERCUSSIONI LIMITATE PER L'ORTOFRUTTA ITALIANA
La crisi internazionale tra Russia e Ucraina e i preoccupanti venti di guerra che spirano in quell’area non dovrebbero avere ripercussioni particolarmente pesanti sul sistema ortofrutticolo italiano. L’export verso Mosca nei primi 11 mesi del 2013, stando ai dati Fruitimprese, si è attestato sulle 64.900 tonnellate per un valore di 66 milioni di euro (numeri che denotano un deciso calo rispetto a quelli dell’analogo periodo del 2012: 101.400 tons per un valore di 85 milioni di euro) mentre a Kiev, da gennaio a novembre 2013 sono state inviate 2.018 tonnellate di ortofrutta “tricolore” per un valore di 2 milioni e 630 mila euro (con una flessione anche in questo caso sulla rilevazione precedente: 3.600 tons e 2 mlioni 100 mila euro).  Principali prodotti esportati in Russia, in ordine di peso, sono mele, uva, kiwi, pesche e nettarine, pere, prugne e carote; l’Ucraina assorbe principalmente kiwi, uva, clementine e mele.
Da entrambi i Paesi l’Italia importa poco-nulla di fresco (mirtilli e funghi) mentre acquista  ingenti quantitativi di  piselli secchi (61.000 tonnellate dalla Russia e 1.500 tonnellate dall’Ucraina).

Quelle "prove di alleanza" con i Mercati ucraini
Se i rapporti con il mercato russo si sono gradualmente raffreddati per un insieme di fattori - tra cui la difficoltà di pagamento, le frequenti contestazioni della merce, il crescente appeal dei mercati mediorientali, la robusta concorrenza dei Paesi fornitori più vicini alla Russia come  Serbia, Macedonia e Moldavia per l’uva e Grecia e Iran per il kiwi - negli ultimi tempi, tuttavia, non erano mancate le operazioni di “carotaggio” per approfondire la conoscenza del mercato ucraino, che ha potenzialità interessanti sul fronte distributivo e dei consumi.
I Centri agroalimentari di Verona e Padova in particolare erano stati protagonisti nel 2012 e 2013 di tre “missioni” a Kiev, Odessa e Leopoli-Lviv; con il presidente dell’Associazione dei mercati dell’Ucraina e del mercato di Lviv Roman Fedyshyn era stato siglata, in occasione dell’ultima edizione di Macfrut, lo scorso settembre, una intesa per lo scambio di informazioni a livello tecnico, commerciale e di delegazioni che avrebbe dovuto sfociare, in un secondo momento, nella realizzazione di una piattaforma per la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli italiani in Ucraina, con base proprio a Leopoli, città identificata come snodo logistico strategico per tutta l'Ucraina grazie alla sua prossimità alla Polonia e all'Ungheria. 

Kiev, importazioni e consumi in crescita prima della crisi
Secondo l'Ufficio di Kiev dell'Agenzia ICE, le importazioni ucraine di ortofrutta, prima della crisi, erano in crescita.
Oltre la metà della frutta offerta nel Paese è di importazione: durante l'inverno la frutta acquistata oltreconfine si attesta al 40% del totale, mentre in estate e autunno sale fino al 75%. Secondo le statistiche ufficiali, il 20% delle mele e il 50% delle albicocche vengono importate da altri Paesi europei. I principali fornitori di mele sono Polonia, Georgia, Italia, Cina e Paesi Bassi. Quasi la totalità delle pesche e nettarine consumate in Ucraina sono di provenienza europea, con Spagna, Italia e Grecia che insieme rappresentano una quota compresa tra il 50 e il 70% del totale. Sono tuttavia attivi scambi in entrata con molti altri Paesi del mondo: le uve da tavola, per esempio, provengono in gran parte da Cile, Sudafrica, Argentina, India e Perù.

L'import di frutta (compresa la frutta secca) ha fatto segnare negli ultimi anni una crescita costante registrando, tra il 2012 e il 2011, un incremento a valore del 65% rispetto all'anno precedente. L'esportazione ha invece segnato nel 2012 un leggero calo, pari al -8% sull'anno precedente. 
I dati ufficiali non tengono però conto del mercato sommerso che, secondo diverse fonti, continua a rappresentare il 20-40% del totale.

I principali paesi fornitori dell’Ucraina sono Turchia (titolare del 42% delle importazioni di agrumi in Ucraina, il 29% di uva, il 5% di pesche),  Spagna (il 45% di pesche, il 14% di agrumi, il 10% di mele), Polonia (il 64% delle mele), Grecia (il 38% di pesche, il 34% di kiwi), Iran (il 27% di uva) ed Egitto (il 18% di agrumi).
Venendo alla grande distribuzione, Fruit-Inform segnala che a novembre 2013 Auchan guidava la classifica dei retailer davanti a Billa e Metro, leader sino a dodici mesi prima.
In Ucraina i prodotti più costosi vengono venduti ai supermercati, gli altri passano da piccoli negozi, mercati all'aperto e chioschi di frutta e verdura.
Tuttavia la quota di frutta venduta nel canale dei supermercati è in costante aumento: rappresenterebbe già il 60% circa del mercato totale, dato che scenderebbe al 25% durante la stagione di raccolta, quando la frutta fresca venduta nei mercati all'aperto e per strada è generalmente migliore rispetto a quella venduta nei supermercati.

Mirko Aldinucci
editor

mirko@italiafruit.net

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