SPECIALE PESCHE E NETTARINE: PRODUZIONE, EXPORT, CONSUMI E ANDAMENTO DEL MERCATO. A cura di Elisa Macchi e Daniele Bianchi

SPECIALE PESCHE E NETTARINE: PRODUZIONE, EXPORT, CONSUMI E ANDAMENTO DEL MERCATO. A cura di Elisa Macchi e Daniele Bianchi
Le superfici in Italia: 18 mila ettari in meno rispetto al 2000
In base alle informazioni degli ultimi due censimenti generali dell'agricoltura, il panorama italiano delle pesche e nettarine denota una importante modificazione delle superfici dal 2000 al 2010, che in un decennio vede diminuire la peschicoltura di circa il 20%, corrispondente a circa 18.000 ettari in meno. Questo rallentamento si fa più vistoso nelle regioni del Nord Italia, come l'Emilia-Romagna (-35%) e il Veneto (-33%), mentre per molte regioni del Sud emerge una tendenziale stabilizzazione delle superfici con picchi positivi per Puglia (+60%) e Sicilia (+20%).

La produzione in Italia oscilla intorno a 1,5 milioni di tonnellate

La diminuzione delle superfici investite a pesche e nettarine si è tradotta nel tempo in un calo più contenuto della produzione grazie alle migliori tecniche di coltivazione; il potenziale infatti è sceso da 1,6 milioni di tonnellate del 2005 a 1,5 milioni di tonnellate degli anni più recenti. Le nettarine sono la tipologia più prodotta con una quota del 54%; seguono le pesche con il 40%, mentre le percoche (pesche da industria) rappresentano la quota rimanente. 


 
La stima del calendario di raccolta elaborata da CSO mette in luce una certa concentrazione delle raccolte tra fine giugno e inizio luglio, in quanto alle produzioni delle regioni meridionali, non ancora ultimate, si vanno ad aggiungere entrate importanti di pesche e nettarine del Nord, in particolare provenienti da Emilia Romagna e Veneto. Questa fattore si fa ancora più evidente quando, a causa di particolari condizioni climatiche, la maturazione del prodotto segue epoche diverse da quelle normali; in questo caso possono verificarsi accavallamenti produttivi fra l'offerta del Sud e quella del Nord, tanto da aumentare il picco di raccolta di questo periodo.
Un elemento di grande che oggi si sta delineando tra i soci CSO dell'Emilia Romagna è legato all'importante conversione varietale relativa a pesche e nettarine, orientata verso cultivar a sempre più elevato valore qualitativo e gustativo (tipologia "subacida/dolce") che dovrebbe avere interessanti effetti sui consumi interni e sul valore del prodotto.



Acquisti al dettaglio: trend sostanzialmente stabile

Il consumo di pesche e nettarine è ancora oggi molto radicato nella cultura alimentare delle famiglie italiane considerando che sul mercato interno viene destinato oltre il 70% dell'offerta nazionale.
Gli acquisti al dettaglio di nettarine della famiglie sono aumentati del 22% dal 2000 al 2010 secondo le statistiche GFK Italia, per poi ridursi leggermente (-3%) nei due anni successivi. Questa situazione è frutto di un andamento opposto per pesche e nettarine; le prime hanno sofferto abbastanza la crisi di consumi, -17% dal 2000 al 2005, ma recentemente tendono vedono una crescita degli acquisti, +6% dal 2005 al 2012. Le nettarine al contrario che hanno evidenziato buone performance di crescita, da qualche hanno denotano un andamento più stabile.



L'export italiano: concentrazione sulla Germania che vale 122 milioni di euro

Così come per la produzione, anche per l'export nazionale i quantitativi sono diminuiti, anche se la quota destinata all'esportazione si mantiene comunque attorno al 24-25% della produzione, per un totale di oltre 350 mila tonnellate spedite nel 2012.
La struttura delle esportazioni, sia per le pesche, sia per le nettarine, è fortemente indirizzata verso la Germania. Secondo i dati Eurostat, nel 2012 la Germania ha speso 122 milioni di euro (su 288 milioni in totale, di cui il 69,5% realizzato con le nettarine) per importare pesche e nettarine italiane, un valore di poco inferiore rispetto al resto delle spedizioni negli altri Stati membri dell'Unione europea (130 milioni di euro) e di tre volte superiore rispetto all'import di tutti gli altri Paesi extra-europei presi congiuntamente.   
Prendendo come riferimento il periodo 2000-2012, i volumi italiani appaiono costanti nei mesi di giugno, luglio e agosto, mentre a settembre si registra una lieve flessione dopo la forte progressione dei primi anni duemila.

La produzione e l'export nell'Unione europea: la crescita della Spagna che investe fortemente sulle pesche piatte     
A livello europeo, il dato che emerge in maniera preponderante è quello della Spagna, che ha accresciuto gli investimenti con un'offerta di pesche e nettarine che è salita da circa 500.000 tonnellate del 2000 a quasi 900.000 tonnellate delle annate migliori, come quella del 2011. La Catalogna, che rappresenta oltre il 30% della produzione spagnola, è tra le regioni che più hanno rafforzato la propria offerta – pesche (130 mila tonnellate nel 2012), nettarine (180 mila tonnellate nel 2012) e pesche piatte (60 mila tonnellate nel 2012, 100 mila tonnellate stimate per il 2013) – e presenta un calendario di raccolta molto simile a quello delle aree del Nord Italia con picchi di produzione tra le fine di giugno e l'inizio di luglio. In forte crescita anche l'export spagnolo (da 300 mila tonnellate nel 2000 a 650 mila tonnellate nel 2012, pari all'80% della produzione), soprattutto grazie agli investimenti sulle varietà platicarpe. Negli ultimi dodici anni, la Spagna ha incrementato i volumi esportati in tutti i mesi compresi tra giugno e ottobre; solo maggio registra un andamento pressoché stabile pur rimanendo un mese dominato dai quantitativi spagnoli.   




La Francia ha visto diminuire il proprio potenziale di produzione, passando da 450 mila tonnellate del 2000 alle 300 mila tonnellate del 2012, mentre la raccolta in Grecia si è stabilizzata attorno alle 300 mila tonnellate. Da rilevare inoltre la maggiore propensione all'export per la Grecia, che ha raggiunto le 160 mila tonnellate nel 2012.




Previsioni di produzione in Italia e Europa

Gli ultimi dati disponibili sulla produzione di pesche e nettarine risalgono a metà giugno. La produzione 2013 di pesche e nettarine in Italia, stimata su circa 1.520.000 tonnellate, scende del 7% rispetto al 2012. Il calo produttivo, legato soprattutto alle condizioni climatiche primaverili particolarmente avverse, riguarda sia le pesche che le nettarine, entrambe al -7%.
A livello territoriale si rileva una produzione di circa 784.000 tonnellate nel Sud Italia, -8% sul 2012, mentre al Nord, con circa 642.000 tonnellate si registra un complessivo -5%. In quest'ultimo caso il calo è più attenuato grazie alle produzioni piemontesi, che dopo un anno di forte deficit produttivo rientrano su livelli più normali.
Negli altri Paesi produttori europei la situazione è analoga, e in alcuni casi più deficitaria. È il caso della Grecia dove gravi problemi di grandine hanno influito negativamente sui volumi, che si attestano su circa 175.000 tonnellate per le pesche (-24% sul 2012), 250.000 tonnellate per le percoche (-37%) e 57.000 tonnellate per le nettarine (-29%).
La Francia presenta una produzione complessiva di circa 258.000 tonnellate, in calo dell'8% rispetto al 2012.
Le stime produttive di fine aprile sono state riviste al ribasso anche per la Spagna. La produzione di pesche da consumo fresco (escluso le pesche piatte) è stimata su circa 293.000 tonnellate, +12% rispetto al deficitario 2012, ma in calo del 4% rispetto all'annata 2011, stagione in cui la raccolta complessiva è stata più vicina al potenziale produttivo.
In Spagna crescono, come già detto, le produzione di pesche piatte (130.000 tonnellate) grazie all'entrata in produzione degli impianti più giovani. Per le nettarine le stime aggiornate registrano un +7% sul 2012, ma se il confronto viene fatto con il 2011, si registra un significativo -7%.
Complessivamente, a livello europeo, la produzione 2013 scende del 7% rispetto al 2012 e dell'8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Accanto al calo generalizzato della produzione, in questa annata si evidenziano segnali di positività legati alla scalarità della produzione italiana ed europea.
Fino ad ora non si sono verificate sovrapposizioni tra prodotto proveniente dal Sud e quello del Centro Nord perché la maturazione dei frutti al Sud ha seguito un calendario normale, senza ritardi, mentre al Nord si è registrato un ritardo di maturazione di parecchi giorni rispetto all'anno scorso. Questa scansione del calendario, di fatto, evita quei picchi produttivi di fine giugno e/o inizio luglio che molto spesso hanno effetti negativi sul mercato.

Le condizioni attuali del mercato: quotazioni al di sopra della scorsa campagna

Questa buona scalarità delle entrate, associata ad un livello dell'offerta in equlilibrio con la domanda sia a livello italiano che europeo, grazie soprattutto al deficit di produzione delle aree più precoci della Spagna, hanno aiutato a raggiungere quotazioni nettamente migliori dello scorso anno, soprattutto nella fase più precoce.
Nonostante l'andamento climatico non sia sempre stato favorevole al consumo di frutta estiva, la gestione delle vendite è avvenuta con regolarità, senza accumuli di giacenze.
Da inizio luglio, come solitamente avviene, è maggiormente presente sui mercati prodotto di origine spagnola in forte competizione con il nostro prodotto sul prezzo e con problemi qualitativi, dovuti alle frequenti grandinate che hanno creato qualche disturbo nelle quotazioni.
Va rimarcato, infine, al di là della situazione specifica, che la situazione economica spinge le catene alla continua ricerca di prodotto a basso costo, non valorizzando appieno la qualità del prodotto che è elemento principale di scelta per i consumatori.
La campagna prosegue con quotazioni che, seppur in calo rispetto a qualche settimana fa, rimangono al di sopra della scorsa campagna. Le giacenze assenti o limitate di questo periodo e le raccolte di varietà più conservabili rispetto alle precedenti, maggiormente colorite e quindi più valorizzabili dal punto di vista dei listini, sono i presupposti per cercare di collocare al meglio il prodotto, fronteggiando la concorrenza.

A cura di Elisa Macchi (Direttore CSO) e Daniele Bianchi (Deputy Editor Italiafruit)